Pensione nel 2021 possibile fino ai nati nel 1965. Ultima chiamata per Quota 100

A seconda dei contributi, nel 2021 potranno ritirarsi dal lavoro i nati tra il 1954 e il 1965. Opzione donna, Ape social e Fornero le vie d’uscita

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Otto vie maestre per la pensione nel 2021, con qualche possibile uscita secondaria per specifiche categorie. E ultima chiamata per Quota 100 che dal 2022 scomparirà, sostituita da formule tutte da inventare (Quota 102 o altri meccanismi con penalizzazioni, le ipotesi principali), meno favorevoli, ma comunque destinate a evitare che dall’anno prossimo scatti lo scalone di 5 anni per milioni di lavoratori.

È questa la mappa per il pensionamento per l’anno appena cominciato. Una mappa che potrà essere utilizzata per conquistare la pensione innanzitutto da parte dei nati nel 1954, che raggiungeranno i 67 anni nel corso dei prossimi dodici mesi e che potranno lasciare il lavoro con la pensione di vecchiaia che è la via principale per il pensionamento: oltre all’età, saranno sufficienti 20 anni di contributi.

Ma, in realtà, a seconda delle condizioni e dei casi, potranno imboccare la strada verso l’uscita dal lavoro anche i nati nel decennio che arriva addirittura al 1964-1965: si tratterà di vedere se si maturano i requisiti richiesti dai molteplici canali utilizzabili. Potranno agguantare la cosiddetta pensione anticipata della riforma Fornero, per esempio, anche i nati nel 1960-1961 se uomini o le nate nel 1961-1962, se donne, se hanno cominciato a lavorare a 18 anni o prima: il pensionamento di questo genere si ottiene, infatti, a prescindere dall’età, con 41 o 42 anni e dieci mesi di contributi. Ma i nati tra il 1958 e il 1962, in realtà, hanno a disposizione anche altri canali più flessibili e agevoli.

I nati nel 1958, per esempio, arrivano a 63 anni, che è la soglia di accesso all’Ape social, che è stata prorogata per un altro anno: certo, devono rientrare in una delle categorie disagiate (disoccupati, coloro che assistono familiari disabili, persone con invalidità pari almeno al 74% e chi, con 36 anni di contributi, svolge lavori gravosi), ma la condizione prioritaria dell’età la centrano proprio nel 2021.

I nati nel 1959, invece, raggiungono il requisito dell’età dei 62 anni (con 38 di contributi) per la controversa Quota 100 (e saranno anche gli ultimi a poterla utilizzare nella versione piena).

Nel 2021 i nati nel 1959-1960 possono andare in pensione in anticipo, a 61 anni e sette mesi di età, se rientrano nelle categorie dei lavoratori che hanno svolto attività usuranti o lavoro notturno.

Con la proroga di un altro anno di opzione donna, anche le lavoratrici nate nel 1961-1962, possono andare via nel 2021 a 58 anni (se dipendenti) o a 59 (se autonome) compiuti entro fine 2020 ben sapendo però che il loro assegno sarà calcolato interamente con il sistema contributivo, più penalizzante di quello retributivo.

Potranno, infine, avere una chance addirittura i nati del 1963-1964-1965 se hanno almeno 41 anni di contributi, con un anno di lavoro durante la minore età e, dunque, se hanno cominciato a lavorare nel 1978-1979, intorno ai 14-15 anni, e se rientrano in una delle categorie disagiate (disoccupati, invalidi civili con una invalidità non inferiore al 74%, soggetti che assistono disabili, addetti a lavori usuranti o a lavori gravosi).

Confermati, dunque, anche per l’anno in corso i canali del 2020, non hanno avuto successo altre proposte presentate in Parlamento nell’esame della manovra: come l’estensione dell’Ape social ai lavoratori "fragili" per il Coronavirus o la sterilizzazione dell’effetto del Pil negativo del 2020 sulle pensioni. Sono passati, invece, la nona salvaguardia per altri 2.400 "esodati", il conteggio dell’anno di part-time verticale come anno intero per l’anzianità e lo scivolo aziendale per gli esuberi chiamato "isopensione".

 

 

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