Venerdì 19 Aprile 2024

Turchia, pugno duro di Erdogan Arrestati 10 militari: "Aria di golpe"

La lettera degli ex ammiragli contro la costruzione del nuovo canale di Istanbul. Il presidente: "Inaccettabile"

Migration

Riesplode in Turchia lo scontro tra Recep Tayyip Erdogan (nella foto) e i militari laici kemalisti, accusati dal presidente di aver tentato di ispirare un "golpe politico". La polizia ha arrestato dieci ex ammiragli della Marina di Ankara, accusati di "attentato all’ordine costituzionale". Altri quattro sono stati obbligati a presentarsi in questura entro 72 ore, ma non detenuti vista la loro età avanzata.

Tutto è nato da un dichiarazione pubblica, firmata da 104 ammiragli in pensione, diffusa nel fine settimana per denunciare i rischi di un eventuale ritiro dalla Convenzione di Montreux, firmata nel 1936 per regolare il traffico navale negli stretti turchi, il Bosforo e i Dardanelli, che collegano il mar Nero al Mediterraneo orientale. Il trattato, che garantisce la circolazione dei mercantili e limita quella delle navi militari, era stato messo in discussione dopo il definito via libera al ‘Kanal Istanbul’, il canale artificiale lungo 45 chilometri da scavare sulla sponda europea della metropoli, in parallelo al Bosforo, imponendo una deviazione del traffico marittimo.

Ma per il capo dello stato, le critiche dei militari in pensione sono "allusioni a un golpe", che non possono rientrare nell’ambito della "libertà d’espressione" e risultano "inaccettabili in un Paese il cui passato è pieno di colpi di stato", a meno di cinque anni dal fallito putsch contro lo stesso Erdogan, attribuito alla rete di Fethullah Gulen.

Mentre Ankara si dice pronta ad avviare i lavori del canale, dal costo di circa 10 miliardi di dollari, era stato il presidente del Parlamento Mustafa Sentop ad ammettere come "possibile" – anche se non "probabile" – l’uscita della Turchia anche dal trattato di Montreux, dopo quella di due settimane fa dalla Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Per i militari, una minaccia all’accordo che "meglio protegge gli interessi turchi". Una posizione espressa pochi giorni prima anche da 126 ex ambasciatori. Nel fronte comune della ‘vecchia guardia’ legata alle élites laiche l’esecutivo aveva visto una minaccia di colpo di stato. L’opposizione denuncia invece "una paranoia del golpe", per reprimere i dissidenti e distrarre l’opinione pubblica dai guasti dell’economia.