Mercoledì 24 Aprile 2024

Tunnel sotto lo Stretto, il governo ci crede

Una ferrovia sottomarina e poi l’autostrada. Dopo l’annuncio di Conte, la ministra De Micheli conferma: puntiamo a ottenere i soldi dall’Ue.

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di Antonio Troise

Per Giovanni Saccà, ingegnere, messinese di nascita ma trapiantato a Verona, il tunnel sotto lo Stretto è più di un’idea. Quasi una missione. Una lunga esperienza da manager delle ferrovie (suo padre era capostazione a Tremestieri, una manciata di chilometri da Reggio Calabria) e un pallino fisso, con tante letture, articoli e approfondimenti.

Fino all’ultimo studio sulla galleria sottomarina, quello di un paio di anni fa, presentato al ministero delle Infrastrutture. Progetto rimasto sottotraccia fino a un mese fa, quando dal dicastero di piazzale Porta Pia qualcuno si è rifatto vivo per chiedere un aggiornamento. Poi, l’annuncio fatto dal premier Giuseppe Conte, che ha di fatto riportato sul tavolo la questione del collegamento sullo Stretto.

Un tema che è sul tavolo dal lontano 1870, quando l’Università di Torino lanciò per la prima volta l’idea del tunnel. Poi con il primo concorso di idee, prevalse l’altra ipotesi, quella del Ponte sospeso. Un’idea abbracciata anche da Mussolini e ripresa poi dall’Iri. Che arrivò perfino a duellare con l’altro grande gruppo delle vecchie Partecipazioni statali, l’Eni, favorevole invece al tunnel. A sciogliere il dubbio ci pensò il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, durante la sua prima esperienza di governo, a metà degli anni 90: la navata unica sullo stretto, la più lunga del mondo con i sui 3.300 metri, era in bella mostra nella cartina delle grandi opere strategiche illustrata nel salotto televisivo di Vespa.

Un grande e costoso bluff: non è mai stato sistemato un mattone ma, nel frattempo, lo Stato ha tirato fuori 300 milioni di euro fra penali e progetti, svaniti nel nulla. Scelte politiche: forse perché il ponte si vede e il tunnel no. "Ora è importante che si torni a parlare dell’attraversamento stabile dello Stretto – spiega Ennio Cascetta, una cattedra all’Università di Napoli e un’altra Mit di Boston di Pianificazione dei trasporti –. Rispetto a 50 anni fa le tecnologie sono molto più avanzate. All’epoca non c’erano neanche i cellulari e, nel frattempo, di tunnel sottomarini ne sono stati costruiti tanti nel mondo. E allora, si faccia un bel confronto tecnico-economico e si decida. Oggi le risorse ci sono".

Per la verità, a far pendere il piatto della bilancia dalla parte del tunnel ci sono due fattori. Il primo, è la decisione del governo di prolungare l’alta velocità da Salerno e Reggio Calabria, con un tunnel che da Gioia Tauro arriva a Villa San Giovanni, 4 chilometri in tutto, fino a farla collegare con i binari ferroviari per Catania e Palermo, con due stazioni sotterranee nel Comune di Messina.

Quanto all’attraversamento per i veicoli, Saccà ipotizza "un secondo tunnel, ma più corto", da realizzare dopo quello ferroviario. Ma c’è di più. Con le nuove tecnologie, i tunnel sottomarini possono essere realizzati a una profondità variabile fra i 150 e i 170 metri, rispetto ai 250 metri previsti 30 anni fa. Non è una differenza di poco conto. Con le vecchie metodologie "avremmo dovuto scavare 50 chilometri di gallerie, 25 per scendere e altrettanti per salire. Ora, invece, ne bastano 34, scegliendo la soluzione più sicura".

Con un cantiere che, se fosse esteso il modello Genova, potrebbe aprire e chiudere in 5 anni. I vantaggi sono evidenti anche dal punto di vista economico. Per il Ponte, secondo le ultime stime, avremmo speso circa 4,8 miliardi: 3 miliardi per la campata unica e il resto per le opere accessorie e i collegamenti ferroviari. Se passa l’idea del tunnel sotto lo Stretto, lo Stato spenderebbe molto meno: 1,5 miliardi, dal momento che una parte dei lavori sarebbe di fatto già coperto dal progetto dell’Alta velocità fra Gioia Tauro e Villa San Giovanni. Fantascienza? Chissà. Fatto sta che i progetti del tunnel sono stati velocemente riesumati e portati a Palazzo Chigi. Lo ha confermato anche la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli: "Abbiamo ricevuto una proposta da parte di un gruppo di ingegneri - spiega - la presenteremo in sede di Recovery fund per completare il collegamento tra Messina e Reggio Calabria". Con i soldi dell’Europa, problemi di risorse non ce ne dovrebbero essere.