Tumore all'orecchio per troppo uso del cellulare, la sentenza: "Ha diritto a rendita"

Il caso di un tecnico specializzato che ha passato tra le 10 e le 13mila ore al telefonino per lavoro. Per la Corte d'Appello di Torino c'è un nesso con la malattia

Un'aula di tribunale (Ansa)

Un'aula di tribunale (Ansa)

Torino, 5 novembre 2022 - Ha usato il cellulare per lavoro in media 2 ore e mezza al giorno per 13 anni. In pratica tra le 10 e le 13mila ore. Così quando ha scoperto di avere un tumore benigno all'orecchio ha chiesto all'Inail che gli venisse riconosciuta una rendita da malattia professionale. E la Corte d'Appello di Torino gli ha dato ragione. 

In seguito alla malattia, stando ai referti medici, l'uomo - un tecnico specializzato di un'azienda valdostana ora in pensione - ha riportato sordità sinistra, paresi del nervo facciale, disturbo dell'equilibrio e sindrome depressiva. Un nesso causale tra l'utilizzo del telefonino e l'insorgenza del neurinoma del nervo acustico gli era già stato riconosciuto dal tribunale di Aosta, che aveva stabilito il pagamento di una rendita di circa 350 euro al mese per il lavoratore.

L'Inail però aveva fatto ricorso chiedendo una nuova consulenza. La Corte d'Appello di Torino ha, quindi, nominato un nuovo consulente, l'otorinolaringoiatra torinese Roberto Albera, che dopo numerosi incontri e scambi di memorie con i consulenti delle diverse parti in causa ha confermato che "esiste un'elevata probabilità che fu il cellulare a causare il tumore anche in relazione all'esclusione dell'intervento di fattori causali alternativi". Nella sostanza, secondo la perizia, "in assenza di possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un'esposizione prolungata a radiofrequenze". 

"Si tratta di una sentenza scritta da scienziati fra scienziati in cui il ruolo dei giuristi è stato marginale - sottolineano gli avvocati Renato Ambrosio e Stefano Bertone che lo hanno assistito - che dimostra che le radiofrequenze possono causare tumore. Le radiofrequenze, infatti, a differenza dello scarico di un motore diesel che si percepisce con l'olfatto o della lama di un coltello che si percepisce con il tatto, si percepiscono solo con i rilevatori elettrici. I wi.fi, le cosiddette 'saponette', gli 'hotspot' emettono e ricevono tutte radiofrequenze. La distanza resta dunque il miglior alleato e non andrebbero mai tenuti a contatto con il corpo".