Tuffi e bagni proibiti, l’estate dei turisti cafoni

Da Venezia a Firenze, si moltiplicano i vacanzieri stranieri che non rispettano le regole. Il sindaco Brugnaro sbotta: "Li terrei in cella 10 giorni"

Cafoni a casa degli altri. Tuffi proibiti, nuotate senza veli, furti di sabbia e sconfinamenti in zone naturalistiche interdette all’uomo. L’elenco delle cafonate dei turisti stranieri in Italia – dalle città d’arte alle calette nelle isole – si allungano in queste settimane segnate dalle temperature africane. Eppure, ancorché avesse caldo, nessuno ha intenzione di fare sconti a quel 33enne cittadino scozzese (residente in Australia) che, poco prima delle 4 di ieri mattina, ha pensato di tuffarsi dal ponte dell’Accademia di Venezia. L’uomo, ripreso dalle telecamere, è stato bloccato dagli agenti mentre festeggiava la bravata con altri quattro turisti francesi, è stato multato per 450 euro e si è beccato un Daspo della durata di 48 ore, dovrà allontanarsi dal capoluogo veneto.

Ma Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, vorrebbe avere a disposizione deterrenti più efficaci: "Chiedo i poteri penali al giudice di pace fino a 10 giorni di cella di sicurezza", ha sollecitato ieri su Twitter il primo cittadino, che sente di "avere le mani legate" contro questa crescente barbarie. Tra fondamenta usate come latrine, tripli carpiati nei canali e campielli trasformati in bagnasciuga per rifinire l’abbronzatura, la riapertura della città lagunare al turismo sembra aver dato una forte accelerata alle bravate dei visitatori.

Se nel 2020 gli agenti della Municipale avevano inflitto complessivamente 400 Daspo urbani, quest’anno, alla vigilia di Ferragosto, siamo già a quota 460. Si tratta anche di un problema di ordine pubblico: pochi giorni fa, un palestinese 32enne si è gettato dal Ponte degli Scalzi, rischiando di schiantarsi sopra un vaporetto dell’Actv in transito e, 5 anni fa, per una bravata simile un neozelandese ubriaco di 48 anni finì in rianimazione, sfondando il parabrezza di un’imbarcazione.

Da Venezia a Firenze. Tre turiste straniere hanno deciso di fare un bagno senza veli nell’Arno, scendendo dalla spiaggina di San Niccolò. Incuranti, peraltro, del fatto che le acque del fiume non siano esattamente salutari e immacolate. Tre settimane fa, una famiglia di turisti dall’accento nord europeo ha potuto trasformare la fontana delle Rampe di San Niccolò in una piscina: il video è circolato in rete ma, non essendoci vigili nei paraggi, il gruppo – che ha ignorato i divieti ben in vista – non è stato sanzionato.

Resta poi il problema dello sporco prodotto dalle orde di turisti che consumano per strada. A luglio, il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, aveva lanciato la proposta-provocazione di una "street food tax" per collettivizzare il costo dei danni che l’unto dei panini e lo zucchero delle bevande fanno a marciapiedi, panchine e monumenti. Proposta che, in tempi di ripresa turistica come questa, è caduta sostanzialmente nel vuoto.

Monumenti presi di mira anche nella Capitale: dopo la ’cosplayer’ nuda di Anita Ekberg nella fontana di piazza Colonna, nei giorni scorsi tre francesi – tra i 23 e i 32 anni – sono stati sorpresi intenti a bagnarsi nella fontana dei Quattro Fiumi. Ci sono poi quelli dei fuori programma “hot”, dove la maleducazione si mescola all’esibizionismo: tra gli ultimi casi, una coppia che fa sesso in una frequentatissima spiaggia di Porto Cesareo, in Puglia, e un’altra in pieno centro a Taormina (Messina).

Nelle isole, del resto, i cafoni danno il meglio di sé. Una coppia di turisti tedeschi è arrivata in canoa a Caprera (Sassari), in zona protetta, e ha deciso di cuocere patate in spiaggia, alimentando il fuoco con rametti di un ginepro secolare, per poi trascorrere la notte a Cala Coticcio. Tutto vietatissimo. Così come proibito è il banchetto di ricci di mare approntato da una famiglia a Dorgali (Nuoro). Ogni anno, in aeroporto, si moltiplicano i sequestri di conchiglie, ciottoli e sabbia scoperti nei bagagli dei turisti che rientrano a casa.

r. r.