Trump e Biden? Sgraditi anche ai loro partiti

Cesare

De Carlo

Ma che accade alle nostre democrazie? Dal 24 febbraio, dalla sciagurata invasione dell’Ucraina, sono saltati due governi, in Gran Bretagna e in Italia. Il francese Macron rieletto a stento ha perso la maggioranza all’Assemblea Nazionale. Il tedesco Scholz fa rimpiangere Angela Merkel che pure ci ha procurato tanti guai. La Spagna ha un governo di minoranza. Basta così? Purtroppo no, con presumibile Schadenfreude, gioia maligna, di Putin. Ha esportato e non importato fragilità, instabilità politica ed economica, danni collaterali della tragedia ucraina. Ne è uscito ricattato e indebolito l’Occidente, non la Russia autocratica. Persino gli Usa, che delle nostre libertà sono il simbolo e la guida, sembrano ora prigionieri di un paradosso. Hanno un presidente, il democratico Joe Biden, la cui popolarità è la proiezione dei disastri collezionati in meno di due anni. E hanno il suo avversario, il repubblicano Donald Trump, ancora non rassegnato alla sconfitta. Angoscia negli establishment dei due partiti. Quello democratico teme un bagno di sangue nelle elezioni di medio termine a novembre. L’ottuagenario Biden sembra possedere la dote opposta a quella di re Mida che trasformava in oro tutto quello che toccava. Per il Wall Street Journal è "mentalmente incapace". Quanto ai repubblicani Trump si porta dietro l’ignominia dell’assalto al Congresso che in quattro ore ha bruciato quattro anni. Ed ecco il paradosso. L’altro ieri il Washington Post, iper democratico, esce con il titolo "Quit, Joe, quit". Il tremebondo Biden dovrebbe andarsene o almeno annunciare di non ricandidarsi nel 2024. E in singolare contestualità Trump, ieri tornato a Washington, si sente rivolgere un analogo appello: non ripresentarti fra due anni per non fare di una probabile vittoria una possibile sconfitta. Insomma, l’uno e l’altro sconfessati dai loro partiti. Non ci sono precedenti in due secoli e mezzo di storia. (cesaredecarlo@cs.com)