Troppi rischi Niente strappi con l’Europa

Lorenzo

Castellani

Giorgia Meloni non ha scelte. La situazione energetica, economica e finanziaria è di una serietà tale da non poter cedere a nessun sirena demagogica: un ministero dell’Economia e finanze va affidato a un tecnico credibile per mercati e Unione Europea; serve continuità sul Pnrr, al netto di qualche modifica volta a velocizzare i processi e ad aggiustare politiche e infrastrutture menomate dall’inflazione; sono sagge le dichiarazioni di appeasement con la Ue per quanto concerne energia e legge di bilancio. Questa prudenza è necessaria e non deve meravigliare sostenitori e avversari. La nuova maggioranza politica è invisa agli altri grandi paesi europei: in Francia, Germania e Spagna governano partiti di centro e di sinistra, mentre le elezioni italiane hanno certificato l’affermazione della destra euroscettica. Lo stesso vale per gli equilibri politici a Bruxelles, nelle mani di socialisti, liberali e popolari. Non è una ostilità preconcetta verso l’Italia, ma un riflesso difensivo poiché il governo Meloni può legittimare l’ascesa dell’estrema destra negli altri paesi europei. Per questo motivo le prime dichiarazioni delle cancellerie europee sono fredde verso il prossimo governo: mirano ad isolare politicamente l’Italia, a legarla ai paesi dell’Est Europa, a confinare Meloni nell’euroscetticismo. Per questo la premier in pectore non può sbagliare nulla: se gli altri governanti segnalano sfiducia verso l’Italia è più probabile che i mercati finanziari, già in subbuglio per lo scenario generale, li seguano aumentando la pressione sui titoli di Stato. In questo caso, il nuovo governo sarebbe sfiancato ancor prima di partire. In questo contesto, ogni azzardo rispetto alla Commissione e ai mercati rischierebbe di danneggiare il nascente esecutivo. Dunque, Meloni fa bene sia a mantenere la continuità con Draghi sia a chiedere una soluzione europea sull’energia seguendo l’appello di von der Leyen.