Martedì 16 Aprile 2024

Troppi miasmi in Campania Arrivano gli annusa-puzze

La Regione recluta dei “cacciatori di fetori“ per catalogare i cattivi odori. Rivive una professione dell’antico Egitto. Ma allora i “nasi“ servivano per l’incenso

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Uno striscione esposto durante le manifestazioni di protesta nell’area a nord di Napoli.

di Nino Femiani

Professionisti dell’annusamento. L’Arpac della Campania, l’Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente, intende combattere una lotta senza quartiere alle "puzze" che appestano parte di quella che un tempo era la “terra felix“, incominciando dalla famigerata Terra dei fuochi. Per questo motivo ha intenzione di ingaggiare un esercito di "professionisti del naso che devono svolgere un’attività investigativa". Con il loro naso, allenato e sensibile, devono scoprire l’origine dei miasmi che avvelenano interi territori e rovinano la vita di molte comunità che, non passa giorno, denunciano esalazioni e aria irrespirabile.

L’Arpac ha così dato nuovo lustro e fatto rivivere un’antica professione. A inventarla furono i Faraoni che nell’antico Egitto "assumevano" degli annusatori, per la verità per un compito un poco più nobile di quello pensato dall’Agenzia campana. Questo piccolo e talentuoso esercito veniva impiegato per “raffinare“ il kyphy, detto anche l’incenso degli Dei, profumo dagli ingredienti segretissimi e che si credeva magico.

Da allora in poi, questa sacra incombenza si è professionalizzata fino a diventare un mestiere esclusivo con tanto di esperimenti alchemici, alambicchi e la ricerca di essenze particolari.

Con l’incedere della tecnologia, gli artigiani del naso sono stati però accantonati, precipitando nel dimenticatoio. A rispolverali ci pensa ora l’Arpac che ha pubblicato un avviso di selezione per la costituzione di un "elenco di esaminatori di odori" che saranno in servizio presso il laboratorio regionale di Biomonitoraggio e Olfattometria di Caserta e dovranno mettere il loro “tartufo“ (come viene detto il naso per i cani da caccia) a servizio di una buona causa: monitorare i miasmi e al tempo stesso rilanciare un mestiere che si pensava fosse custodito solo dai libri di storia.

Come si diventa “cacciatori di fetori“? Per prima cosa non bisogna essere affetti da riniti, sinusiti, raffreddori o allergie che possano alterare la percezione olfattiva. Per entrare nel club del naso occorre superare una verifica. Una commissione tecnica sottopone i candidati a una prova severa con un odorante di riferimento, espletata in tre sessioni, con un giorno di pausa tra le singole sessioni. È un metodo sensoriale che serve a valutare se il naso del candidato riesce a catalogare il miasma sia dal punto di vista dell’intensità, che della sgradevolezza (il cosiddetto tono edonico).

Il piccolo esercito di rinoalisti – non più di 50 – parteciperà a un panel olfattivo, una sorta di caccia alla puzza, sei colleghi per volta. Per presentarsi alla prova, però, oltre ai requisiti di carattere sanitario, gli aspiranti dovranno tenere bene in mente alcune dritte per evitare squalifiche. E cioè: non fumare, mangiare, bere (eccetto acqua) o fare uso di gomme da masticare o caramelle trenta minuti prima dell’analisi e durante la prova stessa. Soprattutto non riempirsi di profumo, dopobarba o creme per il corpo che non solo pregiudicano il proprio olfatto, ma anche degli altri cinque sodali del panel. Ai “nasi“ viene assicurato un contratto di lavoro occasionale di tre mesi, prorogabile fino a un anno. Compenso? Meno di quello di un rider: 38 euro per tre ore di annusata.