Giovedì 25 Aprile 2024

"Troppi distinguo, avanti con la prima fiala" L’ex direttore Ema: più trasparenza sui dati

Rasi: "Assistiamo a uno scaricabarile. Limiti irragionevoli su AstraZeneca. Che invece si dimostra efficace nel prevenire morti e casi gravi"

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di Alessandro Malpelo

I vaccini arrivano col contagocce, e tante volte restano parcheggiati nei freezer, mentre fuori dall’Europa c’è chi è già riuscito a tamponare la diffusione del virus con una sola dose. La Repubblica di San Marino sposa il vaccino russo. Le case farmaceutiche snobbano l’Europa, forse perché altri governi in giro per il mondo offrono di più. Come fare il salto di qualità? Lo chiediamo a Guido Rasi, professore di microbiologia a Roma, già direttore dell’Ema, l’ente europeo dei medicinali.

Professore, come superare lo stallo sui vaccini?

"Ci vorrebbe trasparenza da parte delle autorità perché procediamo a rilento, si fatica a capire quante dosi abbiamo, quante sono rimaste in frigorifero, che scadenze ci siamo dati. Assistiamo a uno scaricabarile. Sul vaccino AstraZeneca poi siamo andati a impelagarci tra priorità e vulnerabilità. Sarebbe meglio somministrarlo in massa a chi lo vuole fare, punto e basta".

In Scozia, in questo modo, si sono ridotti drasticamente ricoveri e nuovi contagi.

"In Italia invece Aifa ha posto un limite irragionevole ad AstraZeneca, 55 anni, poi portato a 65. L’esperienza scozzese dimostra che il vaccino AstraZeneca si dimostra efficace nel prevenire morti e ospedalizzazioni per Covid-19 a qualsiasi fascia di età. Quindi in Italia andrebbe offerto a tutti senza indugi".

Cosa ne pensa di puntare a immunizzare più persone rinviando i richiami?

"Sarebbe una soluzione. L’Ema ha detto chiaramente che la seconda dose del vaccino AstraZeneca potrebbe essere somministrata dopo tre mesi dalla prima, ci sarebbe tutto il tempo per effettuare un test sierologico a campione, vedere chi è coperto. Quindi non ci sarebbe nemmeno l’imbarazzo di dover decidere. Questa prima dose facciamola. Tra l’altro sempre Ema, facendo tesoro dell’esperienza di chi è più avanti di noi, ha detto che possiamo rinviare tranquillamente i richiami fino a 16 settimane".

San Marino ha ottenuto lo Sputnik, il rivale russo, sprovvisto di autorizzazione europea per carenza di documenti. Questo ostacolo, nel nostro caso, potrebbe essere aggirato?

"Sullo Sputnik mancano dati, nessuno ha visto i siti produttivi. Cinesi e russi sembrano poco interessati al mercato europeo, forse hanno in mente un disegno geopolitico. Basterebbe consegnare all’Ema i dossier e in venti giorni i russi otterrebbero risposta, ma non la cercano, e noi non possiamo abbassare gli standard di efficacia e sicurezza che finora sono stati dettati a tutti quelli che abbiamo autorizzato. Dobbiamo piuttosto far rispettare i contratti già stipulati, e definire meglio le strategie con quello che abbiamo".

Cosa altro escogitare per rimettere in moto la macchina delle vaccinazioni?

"Chi guida la campagna dovrebbe darsi obiettivi più chiari. Quello di vaccinare il personale sanitario era un traguardo ovvio, ci mancherebbe. Ma poi ci siamo persi. Perché vaccinare un ottantenne in buona salute, andare a valutare caso per caso gli oncologici guariti, ipertesi, diabetici? Non c’è bisogno di fare lunghe distinzioni, basta consegnare i vaccini ai medici di famiglia, loro sanno benissimo quali sono i pazienti vulnerabili che devono vaccinare".