Mercoledì 24 Aprile 2024

Troppi centri di gravità permanente

Gabriele

Canè

È vero: in politica c’è sempre bisogno di un punto di equilibrio. Di un centro. Quando ne hai tanti, però, corri il rischio che in concreto non ne salti fuori nemmeno uno. È un po’ quello che (per ora) sta succedendo da noi, dove i centri si moltiplicano come i pani, ma non si sa alla fine che pesci piglieranno. L’arrivo di Mastella in questo complicato mappamondo ha il solo pregio distintivo di non "nascondere" la collocazione dietro il tricolore (Italia Viva, Noi con l’Italia, Coraggio Italia, oltre al capostipite Forza Italia) visto il nome che si è voluto dare: "Noi di centro", che dialoga con tutti tranne con l’unico che come lui non si rifà all’Italia, cioè Calenda che ha il consolidato difetto di non stargli simpatico. Il che può complicare le cose nella prospettiva di una possibile aggregazione, visto che tra i "cespugli", è proprio Calenda il più accreditato nei sondaggi. Possibile ma non probabile. Perché c’è il centro che si colloca a destra, quello che occhieggia a sinistra, e quello (la maggior parte) che si guarda in giro in attesa della elezione del Capo dello Stato, un evento in cui questa volta il Pd non si trova al centro. Allora, per prima cosa diciamo che nulla è più necessario del dinamismo che punta a colmare un vuoto evidente sul nostro palcoscenico politico. Il risveglio di Berlusconi è stato il primo squillo di tromba, dopo le scissioni di Renzi e Calenda. Squillo importante che diventerà concerto sinfonico con la lotta per il Quirinale, in cui chi pensa che l’ex Cavaliere faccia finta di correre, non ha capito che lui ha sempre corso e correrà fino all’ultimo per vincere. Magari proprio con il sostegno di centristi sparsi sotto altro nome nel Parlamento. Poi, ci sarà il problema della legge elettorale, che ora non lascia spazio al centro. E la prossima? Dipenderà dagli interessi dei più forti. Che non è detto vogliano tra i piedi un punto di equilibrio.