Ferrara, 22 giugno 2022 - È un grido di aiuto e una corsa contro il tempo per salvare la figlia dall’anoressia. Ha solo 11 anni e mezzo e la sua vita è appesa un filo sottile di battiti, in un letto di ospedale. Ha bisogno di un reparto specializzato. Che non c’è. "Al Sant’Orsola di Bologna – racconta il padre – non ci sono posti letto disponibili. Ho chiamato mille cliniche. Piene, oppure mi dicono che mia figlia è troppo piccola". Di fatto al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Orsola, le emergenze in arrivo con queste patologie sono aumentati di 2-3 unità alla settimana.
Non c’è posto. Un dramma: "Da undici giorni mia figlia non si nutre se non attraverso una flebo e un sondino nasale – dice il padre che ha gridato in queste ore tra le lacrime e la rabbia, un appello talmente forte da aver tuonato nelle stanze più alte della sanità nazionale, della politica, del volontariato –. Non è solo il cibo il problema. Rifiuta anche l’acqua".
Servono cure specifiche e conoscenze, per uscire da un tunnel che sembra incontrare solo barriere. Come raccontano i famigliari: "La Pediatria di Cona sta facendo il possibile, ma non ha i mezzi. Lavorano per affrontare una sofferenza disumana – racconta il padre –, ma non hanno strumenti. E non si trovano posti in Regione e fuori Regione. Serve un’equipe specializzata. Psichiatri, psicologici, nutrizionisti". Storie di vita e di drammi: "Ci sono altre due ragazze della stessa età, di 11 e 12 anni, ricoverate a Cona per la stessa malattia – fa notare il padre –. Li mettono tutti in una pediatria generica insieme ad altri bambini. Ma questa malattia è diversa". È una corsa contro il tempo. Anche il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, lunedì, è sceso in campo lanciando un appello "a tutti i centri specializzati del Paese perché – ha detto – il fattore tempo è fondamentale per salvare una vita".
L’anoressia. Una piaga immensa. I casi sono superiori alla capacità di risposta che il sistema sanitario può dare. Il 15 marzo, gli atti dell’Istituto superiore di sanità, rivelavano che i casi sono aumentati del 40% con il Covid. Una pandemia nella pandemia. La diagnosi più frequente è di anoressia nervosa. Il 36% riguarda bambini nella fascia 11-13 anni. "Ho smesso di piangere perché ho dovuto tirare fuori la rabbia", allarga le braccia il padre. Vite stravolte appese a un filo di speranza: "Ci sono tanti ragazzini che stanno male – insiste –. Diciamo che loro sono il ‘nostro futuro’, ma purtroppo il nostro futuro si sta ammalando adesso e non ci sono neuropsichiatri formati, in grado di gestire questa situazione".
Tutto inizia a febbraio. "Ha cambiato umore – descrive il padre –. Ha incominciato a togliere il secondo, a dividere il piatto a metà, a mangiare solo una parte. Quando ha rifiutato l’acqua, l’alternativa era solo il ricovero. Il buio lo incontri nei suoi occhi quando le presenti un piatto o un bicchiere. Alza un muro. Impenetrabile". Poi l’appello: "Non si può morire a undici anni – grida il padre – qualcuno la deve aiutare".
E anche il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri, ha lanciato un appello a tutti i centri d’Italia: "È una corsa contro il tempo, questa famiglia va aiutata. I centri specializzati si facciano avanti".