Martedì 23 Aprile 2024

Troppe giravolte Così spiazza gli elettori

Gabriele

Canè

Alla fine è tornato all’ovile. Almeno per ora. L’ovile del centro a cui si era autoiscritto dopo averne autoproclamato l’esistenza in un sistema (elettorale) che in pratica non lo prevede. Ma per come ci è arrivato, Calenda lascia dietro di sé cocci e sospetti. Peccato. Il ragazzo avrebbe talento, come dicono gli allenatori delle giovanili. Il che non basta per diventare campioni. Perché bisogna decidersi fin dalle scuole calcio se fare il portiere, il difensore o il centravanti. Lui ha pensato di sedersi subito in panchina e fare l’allenatore. Esonerato. Venendo alla politica, che dire della sua retromarcia di ieri? Che conoscendolo non stupisce. Anche se nel patto con il Pd era messo nero su bianco che il Pd stesso allargasse a sinistra le sue alleanze, che saranno pure tecniche, ma al fondo restano politiche, e sostanzialmente incompatibili con il "calendismo". E dal 2 agosto Fratoianni o i Verdi sono rimasti quelli di prima, e l’alleata Bonino, vicina a questi movimenti, pure. Dunque? A cambiare idea è stato evidentemente il leader di Azione, che non si è sentito più il partner unico e prediletto, e magari ha visto il suo gradimento tra i moderati andare a picco, proprio per l’alleanza con la sinistra. Che sinistra era già, non lo è diventata in cinque giorni. Del resto, per lui i "pacta" non sempre "sunt servanda", come quando, neo eletto euro deputato del Pd, ha stracciato il patto con il partito in seguito all’alleanza con i 5Stelle. Roba difficile da digerire, certo, ma che ha dimostrato come il suo stomaco sia delicato. Fragile. Per questo ieri ha comunicato di "non sentirsi a suo agio". Se non lo è lui, figuriamoci i suoi potenziali elettori! Perché non basta tornare al centro per raccogliere voti di quell’area. Bisogna avere storia, credibilità. Fornire garanzie. Dice stizzito Enrico Letta, rimasto in un campo di sinistra-sinistra: "Può allearsi solo con se stesso". Ottimista.