Sabato 21 Giugno 2025
LAURA GUERRA
Cronaca

Trenta volte Varenne: il mito del trotto e simbolo dell’Italia

Il cavallo nato nel Ferrarese oggi riposa a Eboli: “Vuol essere servito per primo e ‘sgrida’ i puledri più vivaci”. In carriera ha vinto 62 corse sulle 73 a cui ha partecipato. Ha ricevuto premi per oltre 6 milioni di euro

Trenta volte Varenne: il mito del trotto e simbolo dell’Italia

Ferrara, 18 maggio 2025 – Trent’anni e non sentirli, con la stessa eleganza con cui ha attraversato le piste di tutto il mondo, senza mai un passo incerto, senza mai voltarsi indietro, un respiro che a sentirlo fa ancora capire la potenza espressa dai suoi muscoli e con un carisma e uno sguardo di chi sa di essere nato per un destino più grande degli altri. È Varenne, il più grande trottatore di tutti i tempi ma per chi ha incrociato il suo sguardo è molto di più. Varenne è ‘il’ Cavallo, il Capitano. È l’Italia. Un mito che il 19 maggio compie 30 anni e che da Zenzalino di Copparo, dov’è nato, ha conquistato il mondo. È un campione che si è meritato il riposo ma il cui passo è ancora elegante, la testa alta, lo sguardo fiero e che sembra pronto a scattare, a far esplodere ancora una volta la tribuna. “È un cavallo che ti fa capire quello che vuole. Che non fa cose sbagliate. È una leggenda vivente – ci dice Daniela Zilli, lad di Varenne negli ultimi 6 anni al suo fianco 24 ore su 24, che abbiamo raggiunto all’allevamento Lj di Eboli, dov’è stato trasferito di recente –. Ha un’intelligenza che stupisce ed è chiarissimo nel farsi capire. Ed è capace di emozionare quando vedo la gente che davanti a lui ha le lacrime agli occhi per la sua storia. Lui è l’Italia. È entrato nel cuore della gente. È stato il cavallo del popolo. È riuscito a creare unione ancora prima dell’arrivo dei social. Il suo mito non è mai calato”.

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Varenne, la leggenda del trotto, con Daniela Zili, la personal trainer del cavallo, e l’allevatore Dario De Angelis

Ha dato orgoglio all’Italia, lui che alla nascita era stato battezzato con un nome profetico. “Prende il nome dalla via dell’ambasciata italiana a Parigi e lui è stato il nostro ambasciatore portando in alto la nostra bandiera ovunque – prosegue Zilli – un puledro nato a Zenzalino da due cavalli normali, che per 3 anni era diventato francese e che Enzo Giordano decise di acquistare nonostante alla sua prima gara a trotto avesse rotto di galoppo e presentasse anche un microdistacco osseo in un’articolazione. Una scommessa, un azzardo. Ma Giordano aveva visto bene, attratto anche dal nome, facendolo tornare e restare italiano. Ciò che ha fatto Varenne è stato quasi impossibile: oltre 6 milioni di euro in premi, 62 corse vinte su 73 disputate, vincendo tutto il possibile”.

Uno stallone con la gente che gli si accalcava attorno e che rimaneva straordinariamente impassibile, nelle cui vene scorre sangue di Copparo. Le chiediamo dunque se nel suo carattere, ne nota tratti ferraresi. “È sicuramente un cavallo testardo – sorride – quando vuole farti capire qualcosa, ci riesce e questo credo che sia tipico degli emiliani. Prende confidenza col tempo e chi non conosce lo tiene a distanza. È un cavallo che non va alla ricerca di affetto, ma che ti dà un ruolo nella sua vita diventando un suo punto di riferimento”. È consapevole di essere un mito? “Ha sempre vissuto con i riflettori addosso ed è consapevole di avere potere sulle persone. È sempre stato un leader. Ha un atteggiamento che lo fa capire agli altri cavalli. E anche ora quando si trova nel paddock, va a “sgridare“ i puledri se secondo lui fanno troppo caos, la mattina vuole essere il primo a essere servito e fa ben capire che bisogna seguire i suoi orari e i suoi comandi. Spesso lo accontentiamo… è Varenne”.

Trent’anni e non sentirli. “È un cavallo che ha fatto tante competizioni importanti, ma che è stato rispettato – spiega –. Le ha fatte nei giusti tempi e averlo fatto gareggiare 4 anni invece che i canonici 8, ritirandolo da campione, è stata la scelta giusta fatta da Giordano. E dopo essere stato un vincente, è stato anche un gran stallone di qualità con figli come Vernissage Grif che è il più forte d’Europa. Credo però che un cavallo forte come Varenne sia unico. Vedere che dopo 23 anni fuori dalle competizioni, gente anche lontana dall’ippica si emoziona a incontrarlo, è toccante e bellissimo”.