Giovedì 18 Aprile 2024

Tregua armata fra Pd e 5 Stelle Ma il governo rischia sulla Libia

Le missioni internazionali e la partita europea preoccupano l’esecutivo Il rebus alleanze regionali

Migration

di Ettore Maria Colombo

Formalmente, va tutto bene. Persino a leggere i giornali, c’è un Franceschini che dice "Conte governa bene, è bravo" e, da un’altra parte, un Di Maio che smentisce di voler disarcionare il premier ("Io?! Mai…") e, anzi vuole mediare. M5s e Pd si rimpallano la famosa "alleanza strategica" e si mandano ambasciatori per cercare candidati comuni, alle Regionali, anche se non ve ne è manco uno.

Ma il governo, in questo luglio caldo e afoso, balla e ballerà su mille snodi parlamentari oltre che sul dl Semplificazioni. Per dire, oggi approda in Senato il rifinanziamento delle missioni internazionali dell’Italia: tutte le altre vanno bene, ma sulla Libia – e in particolare sul finanziamento, l’equipaggiamento e i rifornimenti alla Guardia costiera libica, quella che, a dire della sinistra, aiuta gli scafisti – pezzi del Pd (Giovani turchi e non solo) e dei 5 Stelle, più LeU, chiedono il voto "per parti separate sulla mozione". Vogliono dire no alla missione in Libia perché "è come finanziare il traffico di esseri umani", come hanno già fatto sapere in commissione Esteri, e dire sì a tutte le altre.

Morale, la maggioranza, così, va sotto a meno che non arrivi il soccorso azzurro. Il regolamento delle Camere consente il voto "per parti separate", perché c’è un precedente creato dall’esponente di Sinistra italiana, Erasmo Palazzotto, nel voto di un anno fa sullo stesso tema. Ai tempi, il dissenso dell’ala sinistra del Pd (Orfini&co.) rientrò all’ultimo, stavolta no e persino Italia viva potrebbe votare contro il rifinanziamento della missione in Libia, mandando sotto il governo, facendo imbufalire Minniti e scatenando le opposizioni.

Si replica, giovedì, sui decreti Sicurezza: il cambio, se non l’abolizione, dei decreti targati Salvini era stato dato, dal Pd, come cosa fatta. I 5 Stelle, per ora, hanno chiesto di rinviare il papello a settembre, ma sempre Orfini – e altri pezzi dei dem – non ci stanno. Poi il 15 luglio si votano le risoluzioni, in entrambe le Camere, sul vertice europeo del 1718 luglio: governo e maggioranza hanno pensato bene di scriverle evitando accuratamente ogni accenno al Mes, parlando solo di Recovery Fund e rinviando la patata bollente a settembre, ma +Europa vuole presentare una mozione dove il Mes è scritto a chiare lettere.

E il Pd che fa? Non la vota? Dovrebbe votarla per coerenza, ma pure in quel caso la maggioranza finisce gambe all’aria. Infine, andrà votato il terzo scostamento di bilancio, entro luglio, perché il governo si appresta a votare la terza manovra economica straordinaria, come annuncia Gualtieri, ma per farlo passare serve la maggioranza assoluta sia alla Camera che, soprattutto, al Senato. Basteranno i voti di Pd+M5s+LeU+Iv? A oggi, non si sa. Certo, come sul Mes, ci sarebbero i voti di Forza Italia, ma non certo gratis.