Martedì 23 Aprile 2024

Trappola mortale nella vasca del mosto Quattro parenti uccisi dalle esalazioni

Cosenza, le vittime hanno cercato di soccorrersi a vicenda. Ma il monossido non ha lasciato scampo

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di Nino Femiani

PAOLA (Cosenza)

Chissà quante altre volte avevano fatto gli stessi gesti, entrati negli stessi ambienti a "sorvegliare" il mosto prima della svinatura. Il vino fatto in casa e il suo passaggio nelle botti, una pratica antica, tramandata di padre in figlio. Ma stavolta qualcosa va storto e il casolare in località San Miceli, periferia di Paola (Cosenza), si trasforma in una trappola mortale per quattro componenti della stessa famiglia. Una quinta, una donna di 35 anni, è ricoverata all’ospedale Annunziata dove è stata trasportata con l’elisoccorso: è fuori pericolo. Vittime della strage sono due fratelli, Giacomo e Valerio Scofano, rispettivamente di 70 e 50 anni, e Santino e Massimo Carnevale, padre e figlio di 70 e 40 anni. Giacomo e Santino sono cognati. Tutti sono residenti nella vicina Fuscaldo, anche Valerio Scofano che doveva trovarsi agli arresti domiciliari per una condanna per stalking.

Secondo una prima ricostruzione Giacomo, infermiere di professione, entra poco prima di mezzogiorno nel locale che ospita la vasca dove è contenuto il mosto – sottoposto alla sede stradale –, per eliminare alcune scorie melmose e travasare una parte del liquido. Di colpo ha un malore, è stordito e finisce nell’invaso. Il tonfo attira gli altri che scendono nel seminterrato, due di loro si immergono nella vasca del mosto e cercano di estrarre Scofano senior, ma non ci riescono. Anche loro sono colpiti delle esalazioni e perdono i sensi. Il quarto, Massimo Carnevale, capito il pericolo, cerca di dare l’allarme, precipitandosi all’esterno del cellaio ma come gli altri tre è preda di un malore fatale. A poca distanza viene trovata invece la donna, priva di coscienza: aveva tentato di portare soccorso.

Per il procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni, il locale di proprietà degli Scofano "non era sufficientemente arieggiato, a prima vista sembrerebbe un grave incidente legato alla produzione del vino fatto in casa". E il capitano dei carabinieri, Marco Pedullà, ha aggiunto: "Uno di loro, imprudentemente, si è calato nella vasca di decantazione del vino per smuovere il mosto". Il sostituto Antonio Lepre ha già aperto un’inchiesta. Le quattro vittime vengono recuperate nel pomeriggio da una squadra Nbcr, il gruppo specializzato dei Vigili del fuoco chiamato nelle situazioni in cui si verificano incidenti con fuoriuscita di sostanze pericolose o gas tossici. Arrivano anche i parenti i quali inveiscono pesantemente nei confronti dei cineoperatori delle televisioni.

Perché i quattro erano scesi nella cantina dove hanno poi trovato la morte? La piccola vasca di vino rosso serviva per soddisfare le esigenze della famiglia, ma la fermentazione e il travaso, come è noto, hanno bisogno di cure. Le bucce lasciate in macerazione con il vino, per effetto del monossido di carbonio che si sprigiona durante la fermentazione, tendono a muoversi verso l’alto galleggiando sulla superficie. A contatto con l’aria, costituiscono un fattore di rischio per la qualità del vino. Giacomo e suo cognato Santino sanno bene che si possono sviluppare fenomeni negativi, come la muffa, dannosi per il vino. Per questo motivo vanno ad assicurarsi che le bucce siano immerse completamente nel vino, costantemente bagnate, evitando il contatto con l’ossigeno. Stavolta accade l’irreparabile, perché la fermentazione del mosto ha prodotto una quantità spropositata di monossido di carbonio che ha invaso la cantina trasformandola in una camera a gas. A questo si aggiunge che Giacomo entra nella vasca senza adeguate protezioni ai vapori etilici e al CO. Un mix tossico che non lascia scampo né a lui né ai suoi soccorritori.