
Trapani, 12 maggio 2023 – Un detenuto in attesa di udienza è scappato dal palazzo di Giustizia di Trapani. L’uomo era proveniente dal carcere di Agrigento. La fuga risale a questa mattina.
Chi è il detenuto in fuga
Il detenuto che è riuscito a fuggire eludendo la sorveglianza della polizia penitenziaria si chiama Francesco Adragna, 37 anni, originario di Erice, con precedenti per rapina, furto ed evasione dagli arresti domiciliari. Questa mattina era stato tradotto dal carcere di Agrigento al Palazzo di Giustizia di Trapani per presenziare all’udienza di un processo in cui è imputato.
Le ricerche
Oltre agli agenti della polizia penitenziaria sono impegnati nelle ricerche la polizia di Stato e i carabinieri. Le forze dell’ordine hanno istituito posti di blocco e hanno circondato il Palazzo di Giustizia nell’eventualità che il recluso non sia riuscito ad allontanarsi dai locali del tribunale a causa dei controlli.
La fuga del detenuto e le polemiche
“Non conosciamo ancora con esattezza la dinamica dell’evento, ma non può essere quest’ultima a cambiare l’evidenza connotata da una gestione penitenziaria in perenne emergenza, fatta di abissali vuoti organici, mancanza e inadeguatezza degli equipaggiamenti, impossibilità di formazione e aggiornamento professionale”. Lo dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria.
“Riconosciamo l’attenzione e l’impegno del sottosegretario delegato Andrea Delmastro delle Vedove, ma notiamo ancora due grandi assenti, il capo di via Arenula, il ministro Carlo Nordio, e quello di Largo Luigi Daga, il capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo”, è la denuncia.
"Subito un decreto carceri”
"Al ministro – prosegue la nota della Uilpa – chiediamo di farsi promotore di un decreto carceri che, con procedure d’urgenza e riconoscendo l’emergenza carceraria in atto, renda possibili immediate assunzioni straordinarie per colmare il deficit di 18mila unità negli organici della Polizia penitenziaria e fornisca adeguati equipaggiamenti, a partire dalle uniformi, ma anche il taser nei servizi espletati dalla polizia penitenziaria e assimilabili a quelli delle forze di polizia a competenza generale, quale appunto il trasferimento di detenuti presso le aule di giustizia”.
"Sistema al collasso”
“L’evaso, italiano, è allo stato ricercato dalle donne e dagli uomini della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine e confidiamo che anche grazie all’instancabile e competente impegno del Nucleo Investigativo Centrale e delle sue articolazioni territoriali del Corpo di polizia penitenziaria possa essere presto restituito alla giustizia, ma ciò non cambierà il senso della disfatta di un sistema carcerario ormai al collasso e che rischia di sfuggire completamente di mano”, conclude De Fazio”.