Martedì 16 Aprile 2024

Tragedia sulle Alpi svizzere, 6 morti di cui cinque italiani

Oltre alla guida alpina Mario Castiglioni non ce l'hanno fatta sua moglie e tre soci del Cai di Bolzano: Marcello Alberti di 53 anni, sua moglie Gabriella Bernardi, 52, e Elisabetta Paolucci di 44. Due scialpinisti morti sulle Alpi Bellunesi LA TESTIMONIANZA / "Io, vivo grazie all'esperienza" Alpi Svizzere, due morti a Chamonix. Due sulle Alpi Bernesi. Una sul Monte Bianco Tragedia sull'Himalaya, morto l'italiano Simone La Terra

Mario Castiglioni, Marcello Alberti e Gabriella Brernardi,  Elisabetta Paolucci (Ansa)

Mario Castiglioni, Marcello Alberti e Gabriella Brernardi, Elisabetta Paolucci (Ansa)

Bolzano, 1 maggio 2018 - E' salito a sei il numero delle vittime della tragedia di ieri sulle Alpi svizzere tra la Pigne d'Arolla e il Mont Collon, precisa la polizia cantonale sul sito web. Si tratta una comitiva di italiani, comunica la Farnesina, spiegando che l'ambasciata d'Italia a Berna, in stretto raccordo con il ministero, sta collaborando con le autorità locali per prestare ogni possibile assistenza ai connazionali feriti e ai familiari delle vittime dell'incidente avvenuto ieri. 

Ennesima tragedia: due scialpinisti morti sulle Alpi bellunesi (foto sotto)

Enrico Frescura, 30 anni, e Alessandro Marengon, 28 anni (Ansa)

VIDEO Chi sono le vittime

Le vittime in Svizzera sono la guida alpina Mario Castiglioni di 59 anni, comasco ma residente in Svizzera, e altri tre bolzanini molto conosciuti negli ambienti del Cai: Elisabetta Paolucci, 44 anni, Marcello Alberti, 53 anni e di sua moglie Gabriella Bernardi di 52. Il gruppo è stato sorpreso dal vento gelido mentre si trovavano sulla Haute Route Chamonix-Zermatt. Il nome della quinta vittima italiana non è ancora stato reso noto mentre la sesta vittima è una donna bulgara di 52 anni, morta in ospedale alle 12 circa di oggi. Il portavoce della polizia cantonale Markus Rieder spiega che Castiglioni aveva organizzato la spedizione assieme alla moglie, di nazionalità bulgara, Kalina Damyanova.

Quanto alla dinamica della tragedia, secondo il sito del quotidiano svizzero Le Nouvelliste, la guida Mario Castiglioni  è morto per primo, precipitando dalle rocce mentre cercava di ritrovare la strada per il rifugio de Vignettes. Gli altri 13 scialpinisti, senza punti di riferimento, hanno passato la notte a poche centinaia di metri dalla struttura, "a cinque minuti con gli sci". 

In appena due giorni, quattordici tra escursionisti e scialpinisti hanno perso la vita sulle montagne.

LA TESTIMONIANZA / "Io, vivo grazie all'esperienza"

IL GRUPPO IN PARTENZA

Il gruppo voleva portare a termine una delle escursioni alpinistiche e sci-alpinistiche più entusiasmanti di tutta la catena alpina, l'Alta via che porta da Chamonix (Francia) a Zermatt (Svizzera) lunga 180 chilometri, ma l'improvvisa bufera li ha costretti a trascorrere la notte all'addiaccio, ed è stata fatale per cinque alpinisti, quattro di essi italiani. Diversi scialpinisti si trovano inoltre ricoverati in gravi condizioni di ipotermia negli ospedali del Canton Vallese, Berna e Losanna.

La tragedia è avvenuta a 3.270 metri di altitudine tra la Pigne d'Arolla e il Monte Collon nella notte tra domenica e ieri mattina. Il gruppo era formato da 14 persone di nazionalità italiana, tedesca e francese ed era atteso ai 3.160 metri di Cabane des Vignettes in territorio svizzero. Ma lì non è mai arrivato. 

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Alpi Svizzere, due morti a Chamonix. Due sulle Alpi Bernesi. Una sul Monte Bianco

La prima vittima del grave stato di assideramento, di cui si è saputa l'identità è la guida alpina comasca Mario Castiglioni, 59 anni che da alcuni anni viveva in Canton Ticino assieme alla moglie. Gli altri erano tre soci del Cai di Bolzano, il commercialista bolzanino Marcello Alberti, sua moglie Gabriella Bernardi, direttrice da oltre sei anni delle risorse umane della Thun (la famosa azienda che produce gli angioletti in ceramica), e l'insegnante bolzanina Elisabetta Paolucci. 

I soccorritori, arrivati in quota con il supporto di sette elicotteri, raccontano che le condizioni meteo erano pessime, con la temperatura sotto i cinque gradi, raffiche di vento che hanno raggiunto i 79 chilometri orari e precipitazioni nevose. Inizialmente l'allarme, arrivato alle ore 6,30 di lunedì mattina, parlava di una persona in difficoltà ma una volta giunti sul posto i soccorritori si sono ritrovati davanti a una situazione drammatica con ben 14 persone coinvolte.

NUOVA VALANGA: UN MORTO - Un altro alpinista è morto sulle Alpi svizzere, travolto da una valanga. È un francese di 49 anni travolto dalla massa di neve nel pomeriggio di ieri e deceduto in serata all'ospedale di Berna. Con lui è stata investita anche una donna, sua coetanea, che è uscita autonomamente dalla massa nevosa, dando l'allarme. La slavina si è staccata verso le 14.45 durante la salita del Feechopf, 3.888 metri nel Vallese. I soccorritori giunti in elicottero - fa sapere la polizia cantonale - hanno trovato e disseppellito l'uomo, che risultava già gravemente ferito. La donna non è in pericolo di vita.

IL SOCCORSO ALPINO - "Abbiamo provato a contattare i colleghi svizzeri già ieri sera per capire quanto è accaduto, ma non parlano, la polizia ha blindato tutto, perché c'è un'indagine in corso", dice il presidente del soccorso alpino (Cnsas) dell'Alto Adige, Giorgio Gajer. "Avranno cercato sicuramente - prosegue a proposito delle vittime - di fare l'impossibile per farcela. Sicuramente erano persone preparate, erano del Cai di Bolzano" aggiunge sui tre altoatesini. "Ci si affida a una guida, perché conosce il posto ed è esperta e i bollettini meteorologici sono ormai precisi. Non so cosa sia capitato, bisogna attendere di saperlo da chi è intervenuto. Ho visto delle foto di momenti precedenti e c'era un sole bellissimo, ma anche altrove sappiamo che il tempo è cambiato in modo pesante. Anche un semplice sentiero con la nebbia, la neve o il ghiaccio può trasformarsi in tragedia. Quello è un tour classico, ma impegnativo, non è che chiunque possa affrontarlo. Avevano attrezzatura da scialpinismo, quindi non era una semplice escursione. Da qui - conclude - non si può dire se il cambiamento meteorologico fosse prevedibile o no, è un altro territorio, completamente diverso, ma se al rifugio li aspettavano, è chiaro che qualcosa d'imprevisto deve essere successo".