Venerdì 19 Aprile 2024

Tragedia nel cantiere, un’altra vita spezzata

Bergamo, una lastra di cemento schiaccia l’artigiano Maurizio Gritti, 46 anni. Un collega: "Si era accorto di un problema al cavo della gru"

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di Francesco Donadoni

Ancora un morto sul lavoro. Il terzo, in appena quattro giorni. Questa volta tocca a un impresario edile della Bergamasca, Maurizio Gritti, centrato da una lastra di cemento e ucciso a neppure 47 anni nel cantiere delle villette a schiera che stava costruendo. Il tragico bollettino, nei primi tre mesi dell’anno, ha segnato 185 vite spezzate in Italia, 19 in più dello stesso periodo del 2020, 27 soltanto in Lombardia. Negli ultimi giorni, poi, quasi una vittima ogni 24 ore.

Lunedì 3 maggio, il primo caso tra quelli recenti: Luana D’Orazio, giovane mamma di 22 anni, viene risucchiata dall’orditoio a Montemurlo, nel distretto tessile di Prato.

Mercoledì, un altro morto a Busto Arsizio (Varese), Christian Marinelli, 49 anni, è rimasto schiacciato da un grosso tornio in un’azienda meccanica premiata per l’attenzione alla sicurezza. Ieri mattina, infine, la tragedia di Gritti, che lavorava nello scavo del cantiere di Pagazzano, nella Bergamasca.

Intorno alle 10 del mattino, seicento chili di cemento si sono staccati dalla gru e l’hanno colpito e ucciso sul colpo, sotto gli occhi di un collega. Era sposato e padre di due figli. Lo zio, in lacrime, ha raccontato la dinamica: "La lastra gli ha schiacciato il torace, non c’è stato nulla da fare".

Gritti aveva notato un problema al cavo cui era agganciato il blocco, si era avvicinato per vedere e poi il carico ha ceduto, rovinandogli addosso da cinque metri d’altezza. Il suo collega ha cercato di aiutarlo: tutto inutile. Resta ormai da compiere soltanto il rito delle indagini. Sullo sfondo, l’eco delle proteste dei sindacati. Uno sciopero per il settore edile, un presidio davanti alla prefettura per chiedere di "riattivare subito il Tavolo della salute e della sicurezza al Ministero del Lavoro".

Intanto, sempre ieri, hanno poi rischiato di allungare l’elenco dei caduti tre operai di Fermo, nelle Marche, coinvolti ieri nel crollo di un ponteggio in un paese della provincia. La politica, nel frattempo, sta provando a uscire dalla retorica del lutto e delle frasi di circostanza per iniziare almeno a capire il fenomeno. La prossima settimana, in Senato, si prova a varare una Commissione d’inchiesta. "È il momento di un nuovo statuto dei diritti dei lavoratori; che siano subordinati o autonomi devono avere gli stessi diritti e le stesse e tutele", tuona Maurizio Landini, leader Cgil. Ma il tema resta quello di una cronica carenza di controlli.

Il numero più impietoso lo fornisce, proprio ieri, la Corte dei Conti, che ha appena passato ai raggi X l’attività dell’Inail. "L’attività ispettiva è da rafforzare – chiariscono i giudici – ha rilevato, in proposito, la necessità di rafforzare l’attività ispettiva". Nel 2015 è nato l’Ispettorato nazionale del lavoro, ma nonostante le promesse, "è ancora troppo esiguo il numero di aziende controllate, circa 15mila, su un totale di 3,2 milioni assicurate all’Inail". Una goccia in un mare in cui dilaga, specie in periodo di crisi, il rischio di lavoro nero e risparmi sui costi della sicurezza.