Esplosione sul barcone di migranti: due bimbi bruciati vivi, orrore a Lampedusa

Le vittime avevano uno e 5 anni, la madre risulta dispersa. Una donna incinta e altri due bambini sono in gravi condizioni

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Lampedusa (Agrigento), 21 ottobre 2022 - Una tragedia, l’ennesima, sulla rotta della disperazione. Stavolta a perdere a vita sono due innocenti, due bambini, un maschio e una femmina, bruciati vivi a bordo del natante che trasportava 37 persone dirette dalla Tunisia verso le coste di Lampedusa. Ancora incerte le cause. Forse è esploso un motore, qualcuno accenna invece a una tanica di benzina, usata come riserva di carburante per la traversata, andata a fuoco e il cui liquido si è riversato sui due piccoli, di uno e due anni. Certo è che su quel barchino di afflitti che cercavano un’altra vita in Italia, sono stati trovati i corpi semicarbonizzati dei due piccoli. Accanto a loro, una donna incinta gravemente ferita, mentre due altri bambini hanno riportato ustioni alle gambe e al torace.

Non è ancora chiaro se la mamma delle piccole vittime sia viva: alcuni raccontano che sarebbe stata sbalzata in acqua a seguito dell’esplosione, altri che in preda al dolore si sia gettata nelle acque gelide del canale di Sicilia, perdendo la vita. Certo è che bisognerà attendere ancora qualche ora per sentire gli occupanti del barcone, in gran parte sotto shock. La donna incinta - le cui condizioni sono apparse subito molto gravi - e i due bambini seriamente feriti sono stati trasportati in elisoccorso a Palermo per ricevere cure nel Centro Grandi Ustionati, mentre gli altri sono stati assistiti sul posto. Dai primi accertamenti l’esplosione è avvenuta all’alba, quando gran parte degli occupanti dormiva. I due bambini sono stati investiti in pieno e uccisi sul colpo, altri (sembra due o tre) sono stati sbalzati fuori dallo scafo e non sono più riusciti a tornare a bordo, mentre quattro donne sono state aggredite dalle fiamme A trascinare il barchino al molo Favarolo di Lampedusa sono stati gli uomini della Capitaneria di Porto che nella mattinata lo hanno raggiunto dopo l’allarme lanciato da un peschereccio tunisino: la piccola imbarcazione ormai annaspava, manifestando evidenti difficoltà di galleggiamento. Quando sono saliti a bordo i militari italiani hanno trovato davanti ai loro occhi un girone dantesco: morti, ustionati con le carni sanguinanti, gente in lacrime. Nel frattempo, un aereo della Guardia costiera si è alzato in volo alla ricerca dei dispersi, mentre una motovedetta pattugliava a zona. La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte come conseguenza di altro reato e affidato a Guardia costiera e alla Squadra mobile di Agrigento il compito di capire cosa sia successo durante la traversata.

"Questo è un incubo, sono sindaco da cento giorni e mi hanno già consegnato cinque corpi. Adesso, anche quello di due bambini. L’Unione europea deve fare qualcosa: si ripristini Mare Nostrum, si immagini un altro sistema di salvataggio. A livello umano quest’ecatombe è inaccettabile", si sfoga il sindaco delle Pelagie, Filippo Mannino. "Invito ufficialmente la presidente dell’Unione europea a venire qui sull’isola e a rendersi conto della situazione. L’Europa deve fare immediatamente qualcosa, non è più possibile far morire così la gente". Il fenomeno dei migranti in fuga coinvolge non solo in Italia ma nazioni vicine come la Grecia. Ieri mattina, proprio mentre i marinai italiani soccorrevano il barchino, la Guardia costiera greca metteva in salvo 80 migranti a bordo di una barca a vela al largo della costa sud del Peloponneso. E anche la Grecia fa il conto dei morti: dall’inizio del mese di ottobre, 27 persone sono annegate in due distinti naufragi a largo delle coste delle isole di Lesbo e Citera.