Canosa, sgominata banda di ‘tombaroli’. Usavano metal detector per scovare monete antiche

Operazione ‘Canusium’: sequestrati dalla Procura di Trani 3.600 manufatti, tra cui rilevanti reperti archeologici. "Il loro valore si aggira attorno ai 50-60mila euro”. Le indagini duravano da un anno

Scoperto traffico di reperti archeologici a Canosa di Puglia

Scoperto traffico di reperti archeologici a Canosa di Puglia

Canosa di Puglia, 24 maggio 2023 – Trafugavano reperti archeologici per piazzarli nei mercati clandestini nazionali e internazionali. “Un fiorente canale commerciale di monete archeologiche” che, dopo essere state rubate in Puglia e in Campania, “venivano cedute dai vari ricettatori ai diversi trafficanti internazionali” e immesse nel mercato illecito globale attraverso case d'asta estere. E’ quanto hanno scoperto i carabinieri del nucleo tutela del patrimonio nell’indagine ‘Canusium’, condotta insieme con i Ros (Reparto operativo speciale) e con i comandi provinciali di diverse regioni italiane

Operazione ‘Canusium’

Sono complessivamente 51 gli indagati per traffico illecito. L’operazione delle forze dell’ordine, coordinata dalla Procura di Trani, ha portato oggi all’esecuzione di 21 provvedimenti cautelari, tra cui 16 arresti e 5 obblighi di dimora e firma. Quattro persone sono finite in carcere: Carmine Crispino, originario di Cimitile (Napoli), Paolo Treviso di Ordona (Foggia), Antonio Tarantino di Canosa di Puglia e Paolo Carella di Lavello (Potenza). Gli altri 12 arrestati si trovano ai domiciliari. Eseguite anche una cinquantina di perquisizioni tra Abruzzo, Basilicata, Campania, Lazio e Puglia.

Gli inquirenti hanno sgominato una vera e propria associazione a delinquere con base operativa a Canosa di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, finalizzata allo scavo clandestino, furto, ricettazione ed esportazione illecita di reperti archeologici e numismatici.

La squadra, dall’“organizzazione piramidale”, era composta in primis da ‘tombaroli’, provenienti da diverse parti della Puglia, che individuavano la zona in cui scavare e recuperare i reperti. “C'è poi un doppio livello di ricettatori: il primo ha contatto diretto coi tombaroli, il secondo con i trafficanti internazionali”, spiega il capo della Procura di Trani, Renato Nitti.

I reperti trafugati 

Tremilaseicento i reperti “dal valore incommensurabile” sequestrati nel corso dell’attività investigativa: un copioso bottino di ceramiche; monete d’oro, di argento e di bronzo “il cui valore si aggira attorno ai 50-60mila euro” e 60 tra metal detector e strumenti utilizzati per rubare i manufatti d’epoca. In aggiunta, una serie di documenti contabili relativi alle transazioni illecite in Italia e oltre i confini del Paese.

"A essere depredato è stato il sottosuolo di Canosa, che è un sorta museo di valore inestimabile. E i tombaroli lo sanno”, ha detto Nitti in conferenza stampa. L’operazione ‘Canusium’ prende infatti titolo dal nome latino della città tristemente protagonista della vicenda. 

"Canusium, dal punto di vista storico, rappresentava un momento straordinario perché per un certo periodo è stato il centro romano di maggiore importanza, è stato il capoluogo di quella che corrisponde oggi alla Puglia. Questo aspetto, unito alla morfologia del territorio, ha permesso di realizzare nel sottosuolo di Canosa un museo non ancora scoperto dove c'è una quantità di reperti straordinaria, che la realtà canosina e la sovrintendenza hanno consentito solo in parte oggi di valorizzare e che, purtroppo, sarebbe costantemente depredata se non ci fosse lo sforzo dei carabinieri del nucleo tutela del patrimonio”. Questo il commento di Giovanni Di Bella, comandante del sopracitato nucleo dei carabinieri.

Contrasto alla criminalità 

Le indagini, iniziata quasi un anno fa, erano cominciate nell’ambito di un’attività di prevenzione e contrasto alla criminalità. Sorvoli aerei avevano permesso di rilevare alcune irregolarità all’interno delle aree archeologiche. Gli accertamenti successivi avevano poi confermato la presenza di scavi clandestini e traffico illegale.

Di “fondamentale importanza” per lo svolgimento delle ricerche è stato consultare “la banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del Ministero della Cultura”. Il database, gestito dai Carabinieri dell’Arte, contiene oltre 1,3 milioni di file relativi a opere che risultano disperse