Traffico di droga "Il pm degli arbitri? Corriere dei narcos" D’Onofrio agli arresti

Spaccio tra Italia-Spagna, sotto accusa il procuratore ex militare. L’accusa: il 42enne coinvolto anche in un maxi pestaggio . Fermato anche nel 2020, ma l’Aia lo premiò come dirigente meritevole

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di Nicola Palma

"Oh, mi ha appena fermato la polizia locale". "Eh...". "M’ha visto in divisa... il tesserino... m’ha salutato militarmente e ha detto ’No, no, grazie... buona giornata’". È il primo aprile 2020, l’Italia è in pieno lockdown. Rosario "Rambo" D’Onofrio, però, si muove liberamente con la sua auto: indossa una tuta mimetica (che si è fatto prestare da un collega ignaro), che gli permette di passare indenne i controlli delle forze dell’ordine. Il quarantaduenne non va in giro per lavoro, anche perché all’epoca risulta sospeso dal servizio (dopo la scoperta che la qualifica di ufficiale medico era sorretta da una laurea solo millantata), bensì per spostare droga, raccogliere soldi e consegnarli a un cinese incaricato di inviarli a Barcellona.

Giovedì l’ex militare dell’Esercito è stato arrestato dal Gico della Finanza, a valle di un’indagine della Dda di Milano che lo ritiene parte di un’organizzazione criminale che tra 2019 e 2021 avrebbe movimentato almeno sei tonnellate di hashish e marijuana sull’asse Catalogna-Lombardia, facendo arrivare i carichi di stupefacente a bordo di camion che in teoria trasportavano laminati. Un’indagine che ha scoperchiato all’improvviso la sua doppia vita e che l’ha portato qualche ora dopo a dimettersi dall’incarico di procuratore capo dell’Aia, l’associazione italiana arbitri: "Sono sconcertato, ho subito chiesto riscontro al presidente Trentalange sulle modalità di selezione del procuratore, in quanto la sua nomina è di esclusiva pertinenza del Comitato nazionale su proposta del presidente dell’Aia. Una cosa è certa, la Figc assumerà tutte le decisioni necessarie a tutela della reputazione del mondo del calcio e della stessa classe arbitrale", il commento del presidente della Figc Gabriele Gravina. Peraltro, lo scorso 28 ottobre, D’Onofrio era stato deferito agli organi di giustizia sportiva dalla Procura della Federcalcio per una vicenda riguardante il suo ruolo nell’Aia: l’accusa riguarda la mancata apertura di un procedimento disciplinare e la "messa in opera di attività inquirenti in assenza dell’instaurazione di un formale procedimento e di qualsivoglia garanzia procedurale e difensiva", dopo una segnalazione dai vertici dell’associazione di fatti di possibile rilievo disciplinare.

Dagli atti della Direzione distrettuale antimafia emerge che il quarantaduenne, che usava un Bq Aquarius anti-intercettazioni e che avrebbe pure partecipato al "violento pestaggio" di un membro dell’associazione che aveva derubato un altro di 100mila euro, era già stato ammanettato il 30 maggio 2020: quella mattina, dopo aver noleggiato un furgone Iveco Daily, aveva caricato due bancali in un magazzino della Bergamasca ed era ripartito per tornare a casa, a Garbagnate Milanese. A quel punto, i finanzieri avevano simulato un controllo casuale sull’Autolaghi: stipati tra i pannelli di truciolato, gli uomini delle Fiamme gialle avevano trovato 40 chili di marijuana. Per quell’episodio, D’Onofrio è stato giudicato in abbreviato e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione, con sentenza divenuta irrevocabile il 9 settembre 2021. Dieci mesi dopo, il Comitato nazionale dell’Aia, evidentemente all’oscuro del verdetto, gli ha assegnato il premio Concetto Lo Bello come "dirigente arbitrale nazionale particolarmente distintosi".