Martedì 23 Aprile 2024

Tra speranza e rabbia "Non vogliamo vendetta Ma il cerchio deve essere chiuso"

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Rabbia, delusione, speranza: i sentimenti di chi ha perso un familiare per mano del partito armato. Lorenzo Conti, figlio dell’ex sindaco di Firenze Lando (foto) ammazzato dalle Br il 10 febbraio 1986: "Ormai non credo più a nulla. Il problema è che non c’è la volontà politica di far emergere la verità, un po’ come col segreto di Stato mai davvero tolto. Francamente non ci credo più, dopo 40 anni, ma me lo auguro di cuore". Maurizio Campagna, fratello del poliziotto Andrea ucciso a Milano il 19 aprile 1979 dai Proletari armati per il comunismo auspica "la loro estradizione, per far sì che si chiuda il cerchio della giustizia". E per Adriano Sabbadin, figlio del macellaio Lino assassinato nel 1979 dai Pac, l’estradizione "sarebbe un modo per ridare onore ai nostri cari, un segno di giustizia. Non solo per noi, ma per tutti gli italiani". Sia fatta giustizia "non per spirito vendicativo", dice Cristian Iosa, figlio di Antonio, ex esponente della Dc gambizzato a Milano nel 1980. Potito Perruggini Ciotta, presidente dell’Osservatorio ‘Anni di piombo’ per la Verità storica e nipote del brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso da Prima Linea il 12 marzo 1977 a Torino: "È importante che i pluriomicidi vengano riportati in Italia altrimenti ci avranno ucciso due volte".