Giovedì 18 Aprile 2024

Tra Pd e Renzi la strada è subito in salita

Primo incontro dopo sette anni con Letta. Diktat del leader Iv: "Alle comunali o noi o i grillini". E lancia una provocazione per Bologna

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di Antonella Coppari

Alla fine l’incontro c’è stato. Ultimo nella lista stilata da Letta per dar vita a un nuovo centrosinistra, il colloquio con Renzi è andato come ci si aspettava. Forse un po’ meglio, dal momento che persino la formula di rito ’franco e cordiale’, era considerata incerta per via dei trascorsi. Mai dire mai: "Fidarmi di lui? Metto da parte considerazioni personali, altrimenti non ci saremmo", chiarisce in tv a Di martedì il segretario Pd 7 anni dopo il lungo addio.

In questo quadro, il Matteo toscano insiste col suo impossibile aut aut: o noi o i 5stelle. Ma è una partita lunga, che prevede pure lo sganciamento di FI dal centrodestra, e lui sa di doverla giocare all’opposto del solito. Senza impeto. Il momento chiave sono le amministrative dove, nei suoi calcoli, si potrebbe incrinare l’asse altrimenti infrangibile con M5s. Infrangibile non perché Letta nutra una passione per i 5s, neppure nella versione 2.0 di Conte a cui lancia la sfida: "Sarà leader chi prende più voti". Ma perché, ammette, "senza grillini non possiamo che perdere".

Nella sede dell’Arel, parla di elezioni locali, ed il senatore di Rignano lancia il primo attacco. Quasi una provocazione: "C’è a San Lazzaro una sindaca bravissima. È di sinistra: inizialmente votò Bersani, non me. Vogliamo fare una cosa seria? Si chieda all’avvocato Conti di fare il sindaco a Bologna". Lei, passata nel 2019 a Iv, ammette che ci sta "ragionando". Per i democratici locali, che tempestano di telefonate il Nazareno, il problema non si pone: "Ho sempre pensato a un centrosinistra largo, guidato da un candidato sindaco del Pd", sottolinea l’onorevole De Maria. In pole c’è Lepore, seguito da Aitini. E il segretario cittadino Tosiani chiosa: "Abbiamo già fatto un percorso, anche con M5s". E se la Conti si volesse cimentare? "Non restano che le primarie", avvertono i bolognesi.

La difficoltà di Letta è che, allo stato, nelle otto città più grandi si profilano candidature solo al maschile. Sta tutta qui l’operazione disturbo lanciata da Renzi, disponibile però a un accordo complessivo "se decidiamo assieme i nomi". Pronto a sostenere Sala a Milano, Russo a Trieste e Irto in Calabria. Restano le piazze difficili: Roma, Torino e Napoli.

Nel capoluogo campano, Renzi lascia aperto uno spiraglio: se i 5s fossero aggiuntivi ci potrebbe stare. Sempre che il candidato non sia il presidente della Camera Fico. Quanto a Torino, il leader di Iv si tirerà fuori qualora si concretizzasse l’asse Pd-M5s; a Roma dove quell’opzione almeno al primo turno è inesistente insiste su Calenda, ma il match è appena iniziato. Scontato il comune appoggio a Draghi, rinviato a quando il tema sarà dietro l’angolo l’eventuale passaggio dell’attuale premier al Quirinale, l’incontro va come da copione. Renzi, al solito, scommette. Stavolta punta su un verdetto delle urne tale da costringere il Pd a un ripensamento che magari veda in un angolo anche Letta. Ma pur ammettendo che tutto vada secondo gli auspici renziani perché venga corroso il disegno di Letta e Conte c’è bisogno di tempo. Perciò Renzi farà di tutto per evitare che si vada alle urne nel 2022.