Toscana al voto: il Pd tenta la riconquista. A Siena la carta cattolica, Pisa in tandem coi 5 Stelle

Schlein chiuderà la campagna nei due centri laboratorio delle alleanze. Campi Bisenzio, in bilico la città del neosegretario regionale Fossi. Il centrodestra punta su Massa, commissariata e ferita dalle bonifiche mancate.

Emiliano Fossi (Fotocronache Germogli)

Emiliano Fossi (Fotocronache Germogli)

Firenze, 10 maggio 2023 – Il segnale è chiaro. Ed è anche un segno dei tempi. Stavolta è il Pd che cerca la spallata al centrodestra nella ex rossa Toscana. Elly Schlein chiuderà la campagna elettorale in due città simbolo dei centri di potere del centrosinistra ora sbiaditi: Siena e Pisa.

Proprio in queste città cinque anni fa il Pd vide demolite le sue storiche certezze. Siena, orfana del Monte dei Paschi in piena crisi, passò nella mani del civico Luigi De Mossi (ora non ricandidato dal centrodestra) mentre a Pisa, capitale culturale con le tre Università e storico riferimento dem, vinse Michele Conti sui resti di un Pd lacerato da guerre intestine.

La segretaria del Nazareno non a caso ha scelto queste due piazze: l’obiettivo è conquistare il ballottaggio e poi vedere come va a finire.

Anche perché c’è in ballo a Pisa il laboratorio delle alleanze con il Movimento 5 Stelle e a Siena il centrodestra ha inciampato, prima di scegliere la definitiva candidata sindaco (Nicoletta Fabio), nel caso Montomoli (Emanuele), abbandonato durante l’iniziale campagna elettorale per aver fatto conoscere la sua appartenenza alla massoneria.

Un Pd alla finestra dunque che spera di riconquistare terreno sotto la spinta proprio del rinnovamento del partito firmato Schlein. Parole d’ordine varie, nel solco della condivisione più allargata possibile al mondo civico, tipo "le idee prima delle ideologie", "insieme si cresce", "condivisione di valori", "nessuno resti indietro".

E le candidature dem hanno pescato nella base con forte impronta di sociale vissuto. Così a Siena il nome è stato quello di Anna Ferretti, già assessore comunale nelle giunte dem, impegnata nella cooperazione sociale, ex referente Caritas locale.

A Pisa la scelta dem è caduta su Paolo Martinelli che lancia il "progetto civico e progressista", lui che viene dal mondo dell’associazionismo di base (è stato presidente Acli pisana finché non ha accolto la proposta di candidarsi).

E su Martinelli ("so ascoltare, mettere in rete le diverse parti, senza preconcetti") c’è stato l’appoggio del Movimento 5 Stelle, unico caso. Altrove in Toscana non si è riusciti a mettere in atto il campo largo anti-centrodestra "perché le alleanze si fanno nei territori e sui programmi: a Pisa c’è stato un percorso che ha visto confrontarsi e trovare una quadra tra le forze politiche di un campo largo" spiega Emiliano Fossi, neo segretario del Pd toscano, ex sindaco di Campi Bisenzio alle porte di Firenze per nove anni (nel 2022 si è candidato per la Camera e ha lasciato la sua finestra con sguardo sul Bisenzio).

Proprio nella città della Gkn, i cui lavoratori sono ancora in lotta dopo essere stati licenziati a centinaia via mail, si gioca un’altra partita molto interessante.

Fossi ha lasciato anzitempo, alle elezioni politiche il partito più votato è stato Fratelli d’Italia, proprio lì dove la falce e il martello di un tempo sono andati sempre a braccetto con il sugo di pecora, con l’integrazione (la prima invasione cinese in Toscana fu nella frazione di San Donnino) e il senso di comunità radicato che sinergizza politica e chiesa.

E ora che succede? Campi Bisenzio, 48mila abitanti, passa alla guida del centrodestra (che peraltro si presenta spaccato con due candidati) e tradisce la sua storia e l’erede di Fossi, fedelissimo di Elly Schlein? Sarebbe una sconfitta simbolica per il nuovo corso dem.

Ma nel centrosinistra (senza Italia Viva che non corre con un proprio nome) si confida che Leonardo Fabbri tenga alta la bandiera del Pd svoltato a sinistra, quello che dice no all’inceneritore e sì all’economia circolare, stop allo sviluppo del vicino aeroporto di Firenze e favorisce la cura del ferro su rotaia.

A Massa, sorella di Piombino, sfruttata e abbandonata (si aspetta come in provincia di Livorno le bonifiche del territorio dopo l’uso intensivo industriale) va in scena il teatrino della politica. Tutti contro tutti: coalizioni spaccate, otto candidati. In campo civici, centrodestra, 5 Stelle, Pd, Repubblicani di ritorno.

I partiti che sostenevano la giunta uscente guidata da Francesco Persiani hanno fatto del tafazzismo d’importazione il loro punto debole: l’assessore Marco Guidi sostenuto da Fratelli d’Italia è sceso in campo contro il sindaco (forte dell’appoggio di Lega, Forza Italia e liste civiche) che aveva strappato cinque anni fa il Comune al centrosinistra. Persiani, "pugnalato" da una mozione dell’opposizione e da fuoco amico, si ripresenta.

Salvini ha fatto di Massa un punto di orgoglio tanto che ha tifato per Persiani due volte nelle ultime settimane presentandosi sorridente e fiducioso al suo fianco. Il Pd, dopo intese fatte e cancellate, divisioni e litigi, punta su un medico: Romolo Enzo Ricci. Ma la cura per i dem massesi (e i loro elettori) ancora non è chiara.