L’Italia tutta bianca potrebbe essere (presto) un ricordo. Già dalla prossima settimana. Sono cinque le regioni che rischiano il passaggio in zona gialla. Da nord a sud, in bilico troviamo il Friuli Venezia Giulia, messo a dura prova dalle proteste No Green pass delle scorse settimane a Trieste, la Provincia autonoma di Bolzano, una delle roccaforti dei No vax, quindi il Veneto (anche se nel novero ristretto è la regione che rischia meno), le Marche e la Calabria.
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Come è noto, perché si concretizzi il declassamento (con contestuale ritorno alle mascherine obbligatorie all’aperto e ai posti limitati in bar e ristoranti), devono essere sballati tutti e tre i criteri chiave decisi dal governo durante la scorsa estate. Nello specifico si devono verificare: un’incidenza dei positivi superiore a 50 su 100mila abitanti, un’occupazione dei reparti ordinari oltre il 15% e infine quella delle terapie intensive sopra il 10%.
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Se si guardasse solo al primo dato, considerando l’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità, a salvarsi sarebbero appena quattro regioni. Sotto la soglia dei 50 casi resistono Basilicata, Molise, Puglia e Sardegna. Di contro abbiamo territori in cui la situazione dell’incidenza sta diventando sempre più preoccupante: il Friuli Venezia Giulia gira attorno ai 233 casi ogni 100mila abitanti, la Provincia di Bolzano addirittura si attesta sui 316,3.
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Non va certo meglio sul versante ospedaliero dove cresce la pressione. A fronte di un dato nazionale, che registra un 5% di letti occupati nelle rianimazioni e un 7% in area non critica (ultimi dati Agenas), a preoccupare è soprattutto il Friuli Venezia Giulia viaggia in doppia cifra in entrambi gli ambiti (13% rianimazioni, 12% reparti ordinari). Tenendo conto che i dati dell’incidenza sono già da zona arancione, l’unico numero che lascia (per il momento) in bianco Trieste e dintorni è quello relativo all’area non critica. Stesso discorso, quanto a rianimazioni piene, per le Marche (10%).
Che in Friuli tiri più aria da arancione che da giallo lo fa intendere lo stesso governatore, il leghista Massimiliano Fedriga, non certo un tenero con i No vax: "Nel caso in cui dovessimo andare verso una zona arancione, penso che il prezzo delle chiusure non lo possano pagare i vaccinati". Nelle ultime ore, poi, si è fatta davvero preoccupante la situazione nella Provincia autonoma di Bolzano a un passo dallo sforamento nelle terapie intensive (9% dei letti occupati) e davvero sul filo di lana quanto a reparti ordinari (15%). Per l’area non critica brutte notizie per la Calabria (12%). Anche il Veneto inizia a fare brutti sogni, anche se meno cogenti. "È innegabile che stia ricrescendo la curva dei contagi, l’occupazione ospedaliera è ancora gestibile, ma comincia a farsi sentire – sottolinea il presidente del Veneto Luca Zaia –. Un incremento lento, quotidiano e inesorabile. Mi chiedono se si andrà in zona gialla. Se non si fermerà, andremo anche in arancione e rossa".
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