Martedì 23 Aprile 2024

Torna l’incubo nelle Marche Una scossa senza fine, la più forte da 100 anni Crolli e scuole chiuse

Terremoto sentito dal Friuli alla Puglia: gente in strada, danni alle chiese, treni in tilt. Magnitudo 5.5: è la più alta da un secolo nell’Adriatico. L’epicentro a 30 chilometri dalla costa

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di Roberto

Fiaccarini

L’hanno sentito dal Friuli alla Puglia. Ma anche il terremoto, come l’alluvione di due mesi fa, ha scelto le Marche per sprigionare il massimo della sua potenza. Stavolta non al centro-sud della regione più volte martoriato dalle scosse negli ultimi 25 anni, ma a nord, con epicentro in mare, a una trentina di chilometri da Fano e Pesaro. Alle 7 e 7 minuti la prima scossa: magnitudo 5.5. L’Ingv ne registra un’altra poco secondi dopo, con epicentro leggermente spostato a sud e magnitudo 5.2, ma per tutti è un’unica scossa che sembra non finire mai. La gente ha appena il tempo di scappare in strada che arriva un altro colpo, magnitudo 4. "È uno dei più forti terremoti nel mar Adriatico e nel nord delle Marche dal 1930", dicono poco dopo i sismologi, confermando ciò che da Pesaro a Rimini la gente aveva capito da sola: una scossa così non l’avevano mai sentita. Dopo l’adrenalina della corsa lungo le scale, c’è lo smarrimento.

Una donna gira con il figlioletto di due anni infagottato in una coperta a pochi passi dalla piazza di Pesaro: "Io dentro casa non lo riporto", dice al marito che è corso dietro di loro. Centinaia di ragazzi sono intanto alle fermate degli autobus in attesa di andare a scuola: loro la scossa non l’hanno sentita quasi per niente, erano già fuori. L’hanno letta sui social. E sono gli unici che dopo poco trovano il lato positivo di una giornata da dimenticare per tutti gli altri: le scuole sono chiuse un po’ ovunque. A Pesaro l’annuncio arriva dal sindaco Matteo Ricci, che però è a Bruxelles, al Parlamento europeo, e lascia la guida dell’emergenza al vice Daniele Vimini. Niente lezioni neanche a Fano, Marotta, Senigallia, Falconara, Ancona e in mezza regione. E in molte città (tra cui Pesaro, Fano e Ancona) le scuole resteranno chiuse anche oggi, sebbene gli edifici abbiano tutti superato l’esame del terremoto: i sindaci hanno deciso di far prevalere la cautela. I treni restano bloccati per tutta la mattinata, mentre le scosse continuano senza sosta, ma ormai lasciano tracce solo sui sismografi. Uno sciame infinito.

A metà mattinata cominciano a essere chiare due cose: non ci sono feriti e nemmeno danni ingenti. Sfollati sì: una decina di persone ad Ancona, per le quali sono stati allestiti letti al palaRossini; quattro famiglie a Pesaro perché l’edificio in cui vivono ha bisogno di controlli più approfonditi. Molte chiese sono state chiuse per precauzione, altre per crolli, come quella di Roncosambaccio (Fano). Ma anche su questo fronte il bilancio è tutt’altro che negativo. A Falconara è stato dichiarata inagibile parte del castello che ospita gli uffici comunali, tra cui quello del sindaco. Ad Ancona sono stati evacuati i 35 pazienti della casa di cura Villa Igea, poi rientrati dopo le verifiche.

Se ogni terremoto deve avere simbolo, ieri il simbolo è diventata la Madonnina dei Cappuccini di Pesaro, una statua che ogni automobilista vede percorrendo il cavalcaferrovia tra periferia e centro: ebbene, le scosse hanno fatto venire giù una parte della testa della Madonnina e hanno indotto l’assessore regionale Francesco Baldelli ad annunciare solennemente: "Ricostruiremo quel volto, lo faremo con la stessa tenacia e lo stesso spirito che distingue ogni marchigiano in tutte le sfide".

Se poi ogni terremoto ormai deve avere qualcosa che diventi virale, ieri ha battuto tutti il giornalista tv sorpreso dalle scosse mentre faceva la rassegna stampa in diretta. Alla prima ha resistito, alla seconda ha mollato: "Adesso me ne vado". Virale come quel post riproposto per l’ennesima volta su Facebook: "Vivere nelle Marche inserito tra gli sport estremi". Perché in fondo i marchigiani, presi di mira da alluvioni e terremoti, sono tosti e l’hanno dimostrato fin troppe volte. Ma sanno essere anche autoironici.