Giovedì 25 Aprile 2024

Torna in scena la Brexit, battaglia Londra-Ue

A margine del G7 torna la tensione sul dossier nordirlandese. E la ’guerra delle salsicce’ oscura anche le discussioni sulla Cina

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Boris Johnson non è poi così ospitale, come padrone di casa, quando apre, sia pure informalmente, il dossier dell’attuazione della Brexit. E così basta poco a far salire la tensione in un nuovo nuovo muro contro muro lo scontro sullo spinoso protocollo sull’Irlanda del Nord che il premier Tory si dice addirittura pronto a denunciare "senza esitazioni".

Il dossier nordirlandese, in effetti, resta fuori dalle sessioni multilaterali del summit ospitato in Cornovaglia. Ma a margine dei lavori rispunta dai colloqui bilaterali di BoJo con i vertici dell’Unione (Charles Michel e Ursula von der Leyen) come dai faccia a faccia con la cancelliera tedesca Angela Merkel e con il presidente francese Emmanuel Macron. Traducendosi in un botta e risposta secco, in nome di quella che i media inglesi hanno già ribattezzato la guerra delle salsicce. Al centro del braccio di ferro il transito interno delle carni refrigerate e delle salsicce fra il resto del Regno e l’Irlanda del Nord, che il governo Tory – sollecitato dalla protesta degli unionisti nordirlandesi – pretende ora di sottrarre ai controlli amministrativi imposti dai 27 su diversi prodotti, soprattutto alimentari, per mantenere l’Ulster nel mercato interno europeo anche dopo la Brexit in modo da preservare la frontiera aperta fra Dublino e Belfast secondo i dettami dello storico accordo di pace irlandese del Venerdì Santo del 1998. "L’accordo del Venerdì Santo e la pace sull’isola d’Irlanda – tagliano corto in un tweet diffuso a quattro mani Michel e von der Leyen – sono di primaria importanza. Abbiamo negoziato un protocollo che lo preserva, firmato e ratificato da Ue e Regno Unito. Vogliamo le migliori relazioni possibili, ma entrambe le parti devono attuare ciò che è stato concordato. Su questo c’è piena unità dell’Ue".

La risposta britannica è all’inizio diplomatica. Ma più tardi è lo stesso Johnson, intervistato da Sky News, a rispolverare platealmente la minaccia di poter ricorrere unilateralmente e "senza esitare", se necessario, all’articolo 16: la clausola di salvaguardia destinata a sospendere il protocollo tout court di fronte al rischio di "gravi difficoltà economiche, sociali o ambientali" per i nordirlandesi.

Ma non meno tensioni, questa volta con gli Usa, si registrano sul dossier Cina. Nessuno nasconde che se la Russia di Putin è l’ostacolo per i Paesi della Nato, la Cina di Xi Jinping è il punto cruciale della solidarietà che Biden cerca di creare con un asse Ue-Usa da contrapporre in alternativa al colosso cinese che però ha già tessuto relazioni forti non solo con la Germania ma anche con Francia e Italia e viene visto da questi più come un interlocutore commerciale piuttosto che un nemico espressione di un regime autoritario.

Biden in sostanza vuole un vero fronte commerciale e tecnologico anti-Pechino. La Ue invece preferisce parlare di partnership con la Cina anche se pretenderà standard condivisi e trasparenti.

g. p.