Martedì 16 Aprile 2024

Torino, il Pd incassa i voti 5 Stelle Centrodestra choc: occasione persa

Lo Russo completa la rimonta e diventa sindaco. La Appendino saluta: si chiude la parentesi grillina

di Viviana Ponchia

Dopo 9.600 chilometri percorsi e 6 chili persi, adesso gli tocca salire a piedi a Superga. Aveva fatto un voto per propiziare la vittoria, su certe cose non si scherza nemmeno partendo in svantaggio. Stefano Lo Russo, 46 anni da quattro giorni, juventino, non potrà sottrarsi al pellegrinaggio sulla collina granata. È lui il nuovo sindaco di Torino, con quasi il 60% dei voti. E il centrosinistra si prende la rivincita dopo il sorprendente siluramento arrivato nel 2016 dai 5Stelle. Due settimane sempre più effervescenti sono bastate a staccare Paolo Damilano, stanco di essere chiamato "l’uomo nero", su cui i sondaggi scommettevano già al primo turno. E invece, al ballottaggio, si è fermato poco sotto il 41%. Deludente l’affluenza, ferma al 42,1% degli aventi diritto contro il già magro 48% del primo turno, ma si tratta di un trend nazionale.

"È stato un risultato oltre le aspettative, un esito che ci responsabilizza. Erano tanti anni che il centrosinistra non era così unito e capace di fare squadra". Il professore Lo Russo non è tipo da festeggiare con la lambada, l’approccio pacato e conciliante a 360 gradi inevitabile. Verso chi gli passa il testimone, e a cui non aveva risparmiato le cannonate (aveva anche denunciato Chiara Appendino). Verso chi si è astenuto: "Il primo compito sarà di fare mie anche le istanze di chi non è andato a votare. L’obiettivo fra 5 anni è ricostruire il legame con i torinesi".

Verso la casa madre e chi metteva in dubbio la sua candidatura: "I rapporti con il Pd sono da sempre straordinariamente positivi, in una dialettica democratica. Ci sta che alcuni dirigenti abbiano un’opinione e altri un’altra. Le polemiche del passato sono state messe da parte e questo voto lo dimostra".

Manca solo un volo di colombe, ma si moltiplicano le mascherine rosse e parte l’omaggio speciale a Castellani, Chiamparino e Fassino, "persone perbene, competenti e oneste da prendere come modello".

Parla di unità, grande mobilitazione, competizione leale con l’avversario. Promette la giunta entro lunedì: una vice donna e maggioranza femminile per dare "segnali forti e visibili". È il suo pacco regalo di buoni esempi da lasciare alla politica. L’approccio al mandato va da sé: "Raccoglierò suggerimenti e stimoli dalle minoranze per creare un clima di collaborazione. Non possiamo permetterci di litigare con nessuno, bisogna fare ripartire la città. Mi assumo la responsabilità di tutto quello che troverò in Comune, cose belle e cose brutte, senza dare la colpa a chi c’era prima". Ha avuto 5 anni di tempo e non ha perso un’occasione, ma non c’è posto adesso per i vecchi rancori.

La Appendino, che si era congedata dai torinesi con un post in cui spiegava di "avere lasciato una città migliore", compare e scompare per rapide congratulazioni al "mio sindaco". "Lo attende un lavoro complesso ma straordinario", dice. E ribadisce la disponibilità a un passaggio di consegne rapido "perché non vorrei essere in ospedale" (la data del parto è imminente).

Dove sono finiti i voti grillini del primo turno di cui il centrosinistra giurava di potere fare a meno? È proprio vero che si vince anche senza i 5Stelle? Secondo l’analisi dei flussi dell’Istituto Cattaneo, diretto da Salvatore Vassallo, la metà degli elettori grillini del primo turno ha scelto Lo Russo al ballottaggio, e l’altra metà si è astenuta. Non solo: il candidato del centrosinistra ha raccolto tutti gli elettori che l’avevano scelto al primo turno. Non così Damilano, che ha pagato anche la minor attrazione di elettori degli altri candidati minori, i quali hanno preferito in maggioranza Lo Russo. L’imprenditore sconfitto non nasconde l’amarezza: "Torino non ha avuto voglia di lottare per il cambiamento. La vera sconfitta è la politica".