Aveva 21 anni, un figlio di due e un sogno: costruire per se il suo bambino un futuro migliore. Torino era una città come tante, però in Italia. L’unico posto, per lei che lo guardava dall’Albania, dove i sogni si avverano. Ai genitori diceva: "Tutto bene". Voleva che la pensassero sistemata e serena. Invece era finita all’inferno.
Sonila Cani era stata trovata morta nel bagno di casa dal marito nel marzo del 2021 mentre il piccolo dormiva. Suicidio indotto dalla disperazione. Oppure omicidio. Il giallo resta, le indagini non hanno fatto ancora chiarezza. Ma intanto hanno spalancato le porte di una trappola in cui la giovane mamma era finita insieme a tante altre come lei: una rete organizzata che riduce in schiavitù le ragazze e le costringe a vendersi per strada.
L’operazione della squadra mobile di Torino si chiama Mariposa, che vuol dire farfalla, e la settimana scorsa ha portato a cinque arresti per reati che vanno dalla rapina al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il nome di Sonila è rispuntato allora e adesso si sono aggiunti undici indagati per sfruttamento: tutti albanesi, compreso il marito.
Kreshnik Cani ha sempre sostenuto versioni contrastanti sulla tragedia. Il giorno del ritrovamento ha dichiarato: "Ero al bar. Credo si sia tolta la vita". Pochi mesi dopo però ha cambiato versione affermando che la moglie era stata uccisa perché accusata di fare la spia alla polizia. E aveva anche segnalato la sparizione di 17mila euro dalla loro abitazione in via Pianezza, suggerendo un possibile movente economico.
Le sue dichiarazioni non hanno mai convinto gli inquirenti. La pm Valentina Sellaroli insegue un sospetto: la giovane potrebbe essere stata spinta a farla finita in quell’alloggio di periferia perché stremata dalle continue vessazioni fisiche e psicologiche. Lei come le altre, obbligate a consegnare ogni centesimo agli sfruttatori e ridotte in condizioni di totale assoggettamento anche attraverso legami sentimentali manipolatori.
E a contorno un sistema collaterale di prostituzione in casa, con cittadini italiani che facevano da intermediari stipulando contratti di locazione per agevolare l’attività. Una cosa è chiara per gli inquirenti: Sonila, la più brava della scuola, non viveva il sogno italiano di libertà e indipendenza raccontato a mamma e papà. Faceva con loro videochiamate ogni sera, esibiva un gran sorriso e il nipotino. L’avevano sentita poche ore prima che morisse, felici di saperla nel posto giusto. Una farfalla. Ma intrappolata.