Tokyo sotto choc: finisce l’era Abe "Stress e troppo lavoro, mi dimetto"

È stato il più longevo capo di governo in Giappone. "Ma ora devo lasciare per questioni di salute". Per cinque mesi non si è fermato un attimo. Ora si scusa con i cittadini: "Serve qualcuno con energia".

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Troppo stress e problemi di salute: dopo essere diventato a 52 anni il più giovane capo di un esecutivo giapponese dal dopoguerra e aver battuto il primato di premier più longevo di sempre, Shinzo Abe ha gettato la spugna e si è dimesso. I quasi 2.800 giorni consecutivi trascorsi a capo del governo di Tokyo non hanno fatto sconti al leader 65enne, che sin da giovane ha sofferto di rettocolite ulcerosa. Solo qualche giorno fa aveva staccato dopo 147 giorni ininterrotti di lavoro, proprio per curarsi.

"Non sono più nelle condizioni di rispettare il mandato del popolo e per questo motivo rimetto l’incarico", ha detto Abe nel corso di in una diretta televisiva, visibilmente emozionato, inchinandosi al destino dopo quasi 8 anni al potere e nel mezzo di un’emergenza sanitaria che di sicuro non faciliterà il compito del suo successore. Le voci sulle sue condizioni di salute si rincorrevano da settimane dopo le recenti lunghe visite in ospedale, due solo nell’ultimo mese, liquidate dal suo team come semplici accertamenti. Un’estate senza sosta per la sua amministrazione a causa della gestione della pandemia, durante la quale Abe ha tenuto un basso profilo senza svelare nulla sulle sue condizioni di salute. Tornato al potere nel 2012 dopo un breve mandato cinque anni prima, il premier aveva dichiarato di aver sconfitto la malattia grazie ad un nuovo farmaco. Gli anni successivi sono coincisi con il lascito più rappresentativo della sua amministrazione: l’iniziativa denominata ‘Abenomics’ per sollevare il Paese dalla decennale depressione economica, formata da una politica monetaria ultra espansiva con l’obiettivo di sconfiggere il progressivo aumento della spesa pubblica. Fattori che avrebbero creato i presupposti per la successiva svalutazione dello yen, favorendo le esportazioni giapponesi.

Ma la sospirata espansione economica ha dovuto fare i conti con gli effetti destabilizzanti del sistema finanziario globale e le tensioni sul piano del commercio internazionale, protagonisti in negativo i principali partner commerciali del Made in Japan, Usa e Cina, ancor prima dell’esplosione del Covid. Criticato per un approccio lento e confuso nella gestione dell’emergenza sanitaria, il livello di approvazione di Abe era precipitato ai minimi storici, intorno al 38%, malgrado il numero delle infezioni e dei decessi più limitato rispetto agli altri Paesi avanzati. Sul piano interno il premier conservatore non è riuscito a completare il progetto di revisione della costituzione pacifista. Le dimissioni di Abe hanno scosso i mercati, con la Borsa di Tokyo che ha ceduto due punti percentuali in chiusura di seduta. "È stato un protagonista del multilateralismo ed un buon amico dell’Italia", lo ha salutato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Ora gli occhi sono tutti puntati sul successore.