Mercoledì 24 Aprile 2024

Toghe in sciopero: "Restiamo uniti" Ecco cosa c’è nella riforma Cartabia

L’Associazione magistrati conferma la mobilitazione di lunedì: "Provvedimento contro la Costituzione"

di Antonella Coppari

"Li abbiamo ascoltati 7 volte, abbiamo recepito i rilievi, ma poi il Parlamento decide". Così il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto (FI), rompe l’ultimo ponte con i magistrati prima dello sciopero. Che, a questo punto, lunedì ci sarà. I vertici dell’Associazione nazionale magistrati rilanciano le ragioni della protesta contro la riforma dell’ordinamento giudiziario: "Mette in discussione lo spirito del titolo IV della Costituzione – sottolinea la giunta dell’Anm –. È nostro dovere chiedere ascolto ai cittadini che hanno il diritto di pretendere una giurisdizione di qualità". Parole che suonano come una risposta a chi ha definito l’astensione dal lavoro illegittima e sopra le righe, ma anche ai dubbi tra le toghe sull’utilità della scelta, e sul rischio che possa trasformarsi in un "boomerang" se ci fosse bassa adesione. Di qui, l’invito dell’Anm a serrare le fila: "Lo sciopero è un atto di coraggio, l’unità un dovere". Ma cosa prevede il testo che contestano, all’esame della commissione giustizia del Senato?

La riforma messa a punto dalla ministra Marta Cartabia interviene su una serie di punti chiave, il primo dei quali riguarda il Csm. Sarà composto da trenta consiglieri eletti: dieci dal parlamento, e venti dai magistrati. I togati verranno eletti con un sistema "misto", binominale con quota proporzionale. I collegi saranno determinati dal ministero della Giustizia. Le candidature sono individuali: non sono previste liste o firme. Il ddl interviene poi sull’assegnazione degli incarichi direttivi, che avverrà secondo l’ordine cronologico delle ’scoperture’, per evitare nomine a pacchetto, con le quali è più facile l’influenza delle correnti. Vengono introdotte norme di trasparenza: saranno pubblicati online gli atti e i curriculum. Quanto alle valutazioni di professionalità nei consigli giudiziari è previsto anche il voto degli avvocati. L’attività di magistrati verrà valutata non più ogni quattro anni, come si fa adesso, ma annualmente.

Novità anche per la separazione delle funzioni: nel penale si ammette un solo passaggio da giudice a pm e viceversa, entro 10 anni dall’assegnazione della prima sede. Quindi viene introdotto il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e di ricoprire incarichi elettivi o governativi, come succede oggi: per assumere l’incarico, il magistrato dovrà collocarsi in aspettativa. Al termine del mandato, le toghe non possono più tornare a svolgere una funzione giurisdizionale. Da notare che, per evitare conflitti di interesse, i magistrati non possono essere eletti nella regione del proprio ufficio giudiziario.

Stavolta nella maggioranza non ci sono cunei. M5s e Pd non sono ostili alla legge bollata dalle toghe. Approvarla prima dei referendum come aveva auspicato la ministra non sarà probabilmente possibile. Ma la faccenda è secondaria: più importante che il testo sia pronto per l’elezione del nuovo Csm a settembre. Di sicuro in Parlamento non c’è mai niente, ma il senatore Franco Mirabelli (Pd), membro della commissione giustizia è ottimista. "Ce la facciamo".