Martedì 16 Aprile 2024

Tim a stelle e strisce piace in Borsa Vivendi resiste: l’offerta non basta

Dopo l’annuncio di Opa del fondo Kkr, il titolo balza del 30 per cento trascinando Piazza Affari. I paletti del governo su rete unica e occupazione. L’avviso dei sindacati: 40mila posti da tutelare

di Achille Perego

La Borsa scommette sul passaggio di Tim agli americani di Kkr. Il giorno dopo l’annuncio del cda di aver ricevuto una manifestazione d’interesse non vincolante dal fondo Usa per acquisire il 100% di Telecom Italia con il lancio di un’Opa amichevole, i titoli si sono avvicinati al prezzo indicativo dell’offerta (50,5 cent ad azione) per un massimo di quasi 11 miliardi. Dopo maxi scambi pari all’8% del capitale con 1,5 miliardi di "pezzi" passati di mano, le azioni ordinarie Telecom hanno chiuso infatti in rialzo del 30,25% a 45,13 cent e le risparmio del 29,53% a 45,4.

LA PROMOZIONE

DEGLI ANALISTI

Promossa anche da analisti e banche d’affari e capace di trascinare al rialzo tutto il comparto delle tlc sui mercati europei – con Vivendi su del 3% e la società delle torri Inwit del 4,6% - la discesa in campo di Kkr non ha ancora visto Tim raggiungere il valore dell’Opa perché sulla strada che dovrebbe portare all’ennesimo passaggio di controllo del gruppo di tlc dal momento (1997) della sua privatizzazione esiste più di un’incognita.

IL RUOLO

DEL GOVERNO

Innanzitutto sarà fondamentale il ruolo del governo presente in Tim con il 9,8% posseduto da Cdp e che può usare la golden power, il potere di bloccare operazioni non gradite su asset strategici per il Paese come le tlc. Il super comitato annunciato dal governo – un gruppo di lavoro con Mef, Mise, ministero dell’Innovazione tecnologica ed esperti – dovrebbe già riunirsi questa settimana per un primo esame delle carte.

L’ALT

DEI SINDACATI

I sindacati, preoccupati per la tenuta occupazionale di 40mila addetti e che incontreranno i vertici di Tim il primo dicembre, si dichiarano "sorpresi e trasecolati" per la nota con la quale il Mef domenica sera aveva giudicato positivamente l’interesse verso il Paese di soggetti esteri e detto che sarà il mercato a valutare la solidità del progetto. Questo però non significa che da Draghi non ci sia quella "massima attenzione su un settore strategico" apprezzata dal presidente di Confindustria Bonomi.

Le tutele sul futuro di Tim e della Rete sono state invocate ieri, oltre che dai sindacati, da tutte le forze politiche, con i leader di Fd’I Meloni che ha chiesto al governo di riferire in Parlamento e della Lega, Salvini, contrario al rischio spezzatino e d’accordo sulla non rinviabilità di un cambio al vertice.

NAZIONALIZZARE

LA RETE UNICA

Per superare l’ostacolo della strategicità delle tlc e la digitalizzazione del Paese con il Pnrr, Kkr, che ha subordinato l’Opa al via libera del governo, avrebbe nel cassetto, secondo rumor di mercato, un piano per cedere la rete del gruppo – con l’ultimo miglio che Tim ha già fatto confluire nella società FiberCop di cui gli americani possiedono il 37,5% – proprio a Cdp.

E quindi favorire la fusione con Open Fiber e la creazione della Rete unica per la fibra, a controllo pubblico e scorporata (come il caso Terna per l’elettricità) dall’azienda di servizi Tim.

I FRANCESI

ALZANO IL PREZZO

Ma i progetti di Kkr devono fare i conti anche con la resistenza dell’attuale primo azionista di Telecom, i francesi di Vivendi. Che, critici sulla gestione dell’ad Luigi Gubitosi (di cui si discuterà nel cda convocato per venerdì), dopo essersi dichiarati estranei alle manovre dei fondi su Telecom – compresi i dossier aperti da Advent e Cvc – e pronti a restare investitori di lungo termine in Tim, ieri hanno bocciato il prezzo dell’Opa, ritenuto "insufficiente" rispetto al valore dell’azienda. Ma la loro quota (il 23,7% con un prezzo di carico attorno a un euro) non pregiudicherebbe a Kkr la possibilità di raggiungere la soglia minima del 51% fissata per il successo dell’Opa. Infine, anche i piccoli azionisti di Telecom, rappresentati da Asati, pur promuovendo l’operazione americana, chiedono la conferma al vertice di Gubitosi e avvertono che 50,5 cent sono pochi e ne servirebbero almeno 70-80. Per questo consigliano gli azionisti di non vendere i titoli che potrebbero apprezzarsi in caso di una contro-offerta di Vivendi o un rialzo di Kkr.