Tifoso morto prima di Inter-Napoli: un arresto per omicidio volontario

Arrestato un ultrà napoletano di 39 anni. Secondo le accuse era alla guida dell'auto che ha travolto e ucciso Daniele Belardinelli

Gli scontri fra ultras e Daniele Belardinelli

Gli scontri fra ultras e Daniele Belardinelli

Milano, 18 ottobre 2019 - È stato arrestato Fabio Manduca, ultrà napoletano che - secondo le accuse - sarebbe stato alla guida dell'auto che il 26 dicembre 2018 ha travolto e ucciso l'ultrà del Varese Daniele Belardinelli nel corso degli scontri tra ultras prima di Inter-Napoli in via Novara, a meno di 2 chilometri dallo stadio di San Siro. Manduca, un 39 anni, originario di Napoli, è accusato di omicidio volontario. Stando alle accuse quando ha accelerato verso il gruppo di ultrà interisti, che assaltarono la 'carovana' di macchine dei tifosi rivali, sarebbe stato consapevole che con quella manovra avrebbe potuto uccidere Daniele Belardinelli, come poi è accaduto. Per questo motivo nelle indagini della Procura di Milano, guidata da Francesco Greco, è stato contestato al 39enne l'omicidio volontario nella forma del 'dolo eventuale', ossia con l'accettazione del rischio dell'evento.

Secondo le accuse Manduca, infatti, dopo aver sorpassato un'altra macchina, un'Audi A3, secondo le indagini, non avrebbe fatto alcunché per evitare gli ultrà interisti che avevano invaso la carreggiata in via Novara all'inizio degli scontri, ma anzi si sarebbe diretto contro di loro con la sua Renault Kadjar, ha centrato Belardinelli, passandogli sopra senza fermarsi. Intercettato il 6 aprile mentre parlava in dialetto con un amico, Fabio Manduca, facendo riferimento all'investimento di Belardinelli ha detto: "Qual omicidio, chill se vuttat iss annanz a machin, frà (quale omicidio, quello si è lanciato lui davanti alla macchina, fratello, ndr)". Una telefonata dalla quale, scrive il gip Guido Salvini, "emerge con chiarezza che Manduca ha piena consapevolezza dell'investimento" e cerca di giustificarsi

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L'indagine

Al presunto investitore, gli investigatori sono arrivati nel corso di un'indagine molto complessa, con delicate perizie tecniche, analisi genetiche, studio di filmati, raccolta di testimonianze e intercettazioni. A metà marzo il gip Guido Salvini aveva disposto, con la formula dell'incidente probatorio, una serie di indagini genetiche, "papillari" e "merceologiche" su sei auto di ultras napoletani sequestrate, compresa la Kadjar di Manduca, e su tutti gli oggetti sequestrati, come coltelli, bastoni, mazze e roncole. Nella maxi inchiesta sugli scontri di S.Stefano sono indagati una trentina di ultras, tra interisti, varesini (gemellati con i nerazzurri come quelli del Nizza) e napoletani, accusati di rissa aggravata e altri reati e che erano stati iscritti tutti anche per omicidio volontario, solo un'ipotesi tecnica per svolgere gli accertamenti di questi mesi. 

L'arrestato

Fabio Manduca è stato arrestato all'alba a Napoli. Agli agenti della Digos che sono andati ad arrestarlo non ha detto nulla. Titolare di un'impresa di pompe funebri, ha precedenti per furto, ricettazione, commercio di prodotti falsi e truffa. Secondo quanto scritto dal gip Guido Salvini nell'ordinanza di custodia cautelare Manduca "è un soggetto inserito stabilmente nel tessuto criminale del suo territorio con legami molto stretti con frange estreme dell'ambiente ultrà e che presenta una personalità violenta spiccata; ciò rende altamente probabile che lo stesso reiteri delitti gravi di natura violenta". Sul suo profilo social, stando a quanto emerso, Manduca avrebbe postato un'immagine di Raffaele Cutolo, il capo della Nuova camorra organizzata, e alcune frasi da lui pronunciate come: "Mi sono pentito davanti a Dio, ma non davanti agli uomini". Tra gli altri post, un'immagine del film 'Il padrino' con su scritto 'chi ha tradito ... tradisce e tradirà ... perché infami non si diventa ... si nasce'.

Il muro di omertà 

All'arresto si è arrivati dopo quasi dieci mesi di indagini caratterizzate dalla "omertà" dei due gruppi ultrà, quelli napoletani e interisti protagonisti dei tafferugli, che non hanno collaborato alle indagini, tanto che gli investigatori hanno dovuto incrociare le versioni rese da alcuni ultras per corroborare i riscontri emersi dalle immagini delle telecamere. Claudio Ciccimarra, capo della Digos di Milano, ha sottolineato: "Dai tifosi dell'Inter abbiamo trovato un muro di omertà. Non hanno collaborato nonostante la vittima appartenesse alla loro parte"

Il ricorso

"Metterlo in galera un anno dopo i fatti non ha senso, non ci siamo, così è stato soltanto dato in pasto all'opinione pubblica" ha commentato l'avvocato Dario Cuomo, legale di Fabio Manduca. Il legale ha preannunciato che farà certamente e "subito" ricorso al Tribunale del Riesame, soprattutto sulle esigenze cautelari, e spiegando di essersi già attivato affinché il suo assistito resti almeno detenuto a Napoli e non venga trasferito nelle carceri milanesi, "dove da tifoso napoletano rischia, ne va della sua serenità". "In 10 mesi non è fuggito, otto o nove consulenti si sono già espressi sulle indagini e quello che è successo il 26 dicembre è stato un fatto unico", ha spiegato il difensore, contestando così che ci siano esigenze cautelari (pericolo di fuga, di inquinamento probatorio e di reiterazione) che possano giustificare il carcere per Manduca, "anche già colpito da Daspo nel corso delle indagini". 

Il padre della vittima: "Punizione esemplare"

"Prima o poi la legge trova sempre il colpevole, ora spero solo che gli dia una punizione esemplare. Non vorrei che dopo due giorni sia a piede libero come di solito succede". Queste le parole di Vincenzo Belardinelli, padre di Daniele. "I miei complimenti vanno alle forze dell'ordine, la Polizia i carabinieri" ha aggiunto. "Mio figlio non tornerà indietro - ha concluso - ma almeno da che giustizia sarà fatta io lo porterò sempre nel mio cuore". 

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