Giovedì 18 Aprile 2024

"Ti vergogni del disabile?". Il questionario choc

A Nettuno il Comune lo invia alle famiglie che chiedono sostegni economici. Reazioni indignate: una vergogna. Poi la retromarcia dell’amministrazione

Una manifestazione di disabili davanti a Montecitorio (foto d’archivio)

Una manifestazione di disabili davanti a Montecitorio (foto d’archivio)

di Giovanni Rossi

Altro che sostegno alle famiglie con componenti disabili. Il questionario somministrato dal comune di Nettuno, basso Lazio, ai richiedenti sostegno economico per disabilità in famiglia produce un pandemonio su scala nazionale. Le domande ai caregiver, alla cui risposta con punteggio "da zero a quattro" è vincolata la presentazione della pratica, sono un pugno nello stomaco: "Mi sento in imbarazzo a causa del comportamento del mio familiare?". E soprattutto: "Mi vergogno di lui?". Oppure: "Provo del risentimento nei suoi confronti?", "Non mi sento a mio agio quando ho amici in casa?", "Mi arrabbio per le mie reazioni nei suoi riguardi?" Ancora: "Sento che sto perdendo vita?". Poi il domandone: "Mi sarei aspettato qualcosa di diverso a questo punto della vita?". Un test meno scioccante, magari. Perché le domande cui rispondere – allegando modello Isee – sono brutali, spicce, disallineate e prevenute anche rispetto all’obiettivo teorico di costruire "una modalità di autovalutazione" dei caregiver.

Ad attivare la protesta contro questo test fallimentare e sgradevole sono i diretti interessati: cittadini – con familiari disabili – increduli di dover rispondere a simili domande per accedere ai fondi di sostegno. "Con quale barbaro coraggio?". "Non si vergognano le istituzioni?". Il malcontento finisce sui social e da lì risale la catena dell’informazione: "Questionario ignobile". "Fascismo". Un caso nazionale che sarebbe potuto esplodere anche altrove e di sicuro in tutto il Lazio. Nettuno blocca il progetto e prova a ribaltare l’onda sul sistema sociosanitario. "Il questionario – secondo l’amministrazione comunale – è uno strumento scientifico" inserito "nelle linee guida regionali e utilizzato da altri Comuni della regione nonché in altre regioni d’Italia" per stabilire la "percezione soggettiva dello stress" vissuto dai familiari di nuclei con disabilità. Una modalità " efficace" per far emergere "cinque differenti aspetti della condizione di caregiver familiare: carico oggettivo, psicologico, fisico, sociale ed emotivo".

Come se il diritto a concorrere al sostegno potesse dipendere dal grado autopercepito di stress del richiedente. "Strumenti obsoleti, antecedenti alla Convenzione Onu del 2006", commenta la ministra delle Disabilità Erika Stefani. "Disagio, vergogna e risentimento sono i sentimenti che vengono accostati alla presenza di un familiare disabile", denuncia la dem Eleonora Mattia, presidente della IX Commissione Consiglio regionale del Lazio. Un imbarazzo proporzionato alla chiamata in causa del "distretto sociosanitario territoriale", responsabile – secondo il comune di Nettuno – di aver "recepito" il questionario. "Oltre un mese fa, insieme ad alcune associazioni, abbiamo denunciato lo stesso scempio compiuto da Roma Capitale", con la presentazione "della stessa scheda", sottolinea Chiara Colosimo, consigliera regionale di Fratelli d’Italia. Nessuna replica dal sindaco Roberto Gualtieri.