Mercoledì 24 Aprile 2024

Ti scelgono per la bellezza o per quello che vali?

Concita De Gregorio, femminista e donna di sinistra, pone il dubbio: "Giornaliste sportive come pin up scelte per alzare l’audience?"

Concita De Gregorio

Concita De Gregorio

Essere belle è un valore professionale aggiunto nel caso in cui si voglia fare le giornaliste sportive? Archiviato ormai il caso di Greta Beccaglia, molestata da un tifoso in diretta tv e offesa nella sua dignità dal collega maschio che l’ha invitata a "non prendersela", ora il tema del dibattito si sta spostando verso altro. Ovvero su una domanda che tutti, prima o poi, si sono posti, soprattutto le donne che di mestiere fanno le giornaliste: ma per occuparsi di sport in tv bisogna per forza essere un po’ pin up? Non è che – per caso – la bellezza, talvolta prorompente, di alcune croniste sportive serve solo a far "alzare l’audience", costituendo un’esca per una platea di telespettatori prevalentemente maschi?

Questo è il punto. Anche, e soprattutto, per Concita De Gregorio, ormai affermata anchorwoman de La 7, che nel suo blog Invece Concita si chiede esattamente questo, ovvero di scoperchiare il velo dell’ipocrisia intorno alla questione della scelta di determinate ’fisicità’, anziché ’professionalità’ per scopi diversi da quelli di una buona telecronaca sportiva.

Dice, infatti, Concita: "Mi domando se nel giornalismo televisivo sportivo la ricorrenza di conduttrici e croniste con fisico da pin up sia una casuale ricorrenza statistica, cioè se le pin up proliferino lì più numerose che in natura o se sia invece un criterio di selezione adottato da chi ha il potere di scegliere – editori, direttori, capiredattori – con la speranza di sollevare, si dice, l’audience. Perché se così fosse – ma è solo un dubbio – sarebbe questo, credo, il punto".

Va detto – perché è di per sé una notizia – che è la prima volta che una giornalista del calibro della De Gregorio, da sempre schierata dalla parte delle donne senza alcun tentennamento, con solide idee femministe e di sinistra mai nascoste, si pone una questione dove la difesa ’di default’ delle altre donne lascia il campo al dubbio e all’obiezione che dietro una scelta, comunque maschile, quella dei "capi" che vogliono le pin up per "alzare l’audience", si celi anche il colpevole comportamento di chi, donna e giornalista sportiva, sia disposta a "mostrare di più" per avere successo piuttosto che imporsi per il suo talento.

Essere belle, sostiene sempre Concita, "non ha nessuna relazione con l’intelligenza, la spiritualità, il talento e altre categorie legate al carattere e alle capacità eventualmente sviluppate con disciplina; esistono persone belle e idiote, belle e corrotte, belle e premio Nobel per la pace e via combinando". E l’essere belle, avvenenti, anche un po’ scollacciate non rappresenta mai, di per sé, un invito a "toccare", "per essere toccata la ragazza deve esserne lieta – scrive ancora De Gregorio – chi tocca senza il consenso della toccata esercita violenza. Chi ride o sminuisce la violenza la legittima: no è no", certo.

Però, alla fine, il punto resta sempre quello: le croniste sportive pin up potranno pure essere talenti assoluti del mestiere, ma alla fine la professionalità si annega dietro un vestito troppo succinto che esibisce forme che lasciano poco spazio all’immaginazione. E per questo fanno audience. Tutto "casuale"? "Il punto è questo", sostiene Concita.