Tetto al prezzo del gas Spiragli, ma nulla di fatto

Si allarga il fronte del sì al vertice del consiglio europeo, falchi meno rigidi

di Elena Comelli

C’è la volontà d’intervenire sui prezzi. Parola di Mark Rutte, il premier olandese che fino ad oggi si era sempre messo di traverso ad ogni progetti di price cap. "C’è l’assoluta volontà tra i Ventisette di intervenire per abbassare i prezzi dell’energia. Abbiamo già fatto molto ma ora discuteremo le altre proposte. Su come potrebbe funzionare il price cap, se estendere il modello iberico o altro, e così gli acquisti comuni", ha detto il falco olandese in margine al vertice della Comunità Politica Europea, che ha riunito al Castello di Praga 44 Paesi del Vecchio Continente, mettendo insieme i 27 membri dell’Unione Europea con quelli dei Balcani occidentali, l’Ucraina, la Moldova e la Georgia, i caucasici Azerbaigian e Armenia, la Turchia, i nordici Islanda e Norvegia, i neutrali Svizzera e Liechtenstein e perfino il Regno Unito.

In questo contesto il presidente del Consiglio Mario Draghi, partecipando ad una tavola rotonda su energia e clima, ha ribadito quello che ripete da mesi: "Dobbiamo lavorare insieme per affrontare la crisi energetica", ha detto. E quattro Paesi dell’Ue (Italia, Polonia, Belgio e Grecia), hanno messo in circolazione un documento in cui si delinea come potrebbe funzionare un tetto al prezzo del gas mobile e flessibile. Il documento, in sostanza, propone di istituire una banda di oscillazione per le transazioni all’ingrosso del gas naturale, ancorata a un paniere di indicatori che superano il Ttf, il mercato olandese considerato non più rappresentativo perché soggetto a oscillazioni selvagge e troppo sensibile alle manovre russe. Vengono citati come possibili benchmark il prezzo del petrolio, quello del carbone e i prezzi del gas praticati su altre piazze, come l’americana e le asiatiche. In questo modo, ancorando il prezzo praticato in Europa a quello fissato su altre piazze, si evita il rischio che le navi metaniere, assai più mobili dei gasdotti che sono fissi per definizione, possano fare rotta verso i mercati asiatici. Il motivo principale per cui Germania e Olanda si sono finora opposte a qualsiasi tentativo di imporre un price cap è che temono di perdere le forniture di gas naturale liquefatto.

Finora, il gas in Europa non è mancato, malgrado le manovre del Cremlino, perché gli europei lo pagano di più. Ma proprio questa disponibilità a pagarlo qualunque cifra ha contribuito ai rincari. Tant’è che ieri, proprio mentre a Praga si discuteva di price cap, al Ttf di Amsterdam il gas ha chiuso ai minimi da 2 mesi e mezzo a 166,9 euro a megawattora. E molti esperti ritengono che il picco del prezzo sia stato ormai superato. Il Consiglio Ue, intanto, ha dato il via libera al regolamento che introduce un taglio obbligatorio (del 5% nelle ore di punta) dei consumi di elettricità.