Mercoledì 24 Aprile 2024

Testamento Caprotti, i dettagli. "Esselunga mai a una coop"

"Sì a un'alleanza con gli olandesi, no agli spagnoli". Ecco la spartizione certosina del patrimonio. Il 50% dei conti correnti e dossier titoli alla segretaria Germana Chiodi

Bernardo Caprotti (ImagoE)

Bernardo Caprotti (ImagoE)

Milano, 6 ottobre 2016 - Esselunga mai a una coop. Emergono tutti i dettagli sul testamento di Bernardo Caprotti, re della grande distribuzione morto una settimana fa a 91 anni. Il patron ha lasciato il controllo di Esselunga alla moglie Giuliana Albera e alla figlia di seconde nozze, Marina. Più precisamente l'impero, che ha un fatturato di 76,3 miliardi, viene affidato alle due donne per il 70%. Il restante 30% viene diviso in parti uguali agli altri due figli, Violetta e Guiseppe. Caprotti ha anche lasciato metà dei suoi risparmi alla segretaria Germana Chiodi.

ECCO IL TESTO INTEGRALE

 

 

"MAI ALLE COOP" - Nel testo integrale del testamento (13 pagine), il re della catena di supermercati  mette nero su bianco, nelle ultime 2 righe:  "Attenzione: la società è privata, italiana, soggetta ad attacchi". Questo significa che Supermarkets Italiani, la holding che possiede Esselunga "può diventare una Coop. Questo non deve succedere". La strada indicata dal patron è quella di cercare un alleato o un compratore all'estero per trovare all'azienda. "quando i pessimi tempi italiani fossero migliorati, una collocazione internazionale". Caprotti fa anche i nomi dei possibili alleati: "Ahold (colosso olandese della grande distribuzione, ndr) sarebbe ideale. Mercadona (rivale spagnolo) no". Il documento steso il 9 ottobre 2014 e spiega la scelta del patron. "Dopo tante incomprensioni e tante, troppe amarezze - dice nel testamento - ho preso una decisione di fondo per il bene di tutti, in primis le diecine di migliaia di persone i cui destini dipendono da noi". Vista la spartizione dell'impero, così come lui l'ha decisa, Caprotti scrive realisticamente che "famiglia non ci sarà. Ma almeno non ci saranno lotte. O saranno inutili, le aziende non saranno dilaniate".

IL DETTAGLIO - Dalle pagine emerge una spartizione certosina di case, castelli, quadri e Bentley tra i due rami della famiglia. Il primo che viene citato è il primogenito Giuseppe che ha ricevuto l'appartamento sul Golf di Monticello, l'appartamento di Verbier in Svizzera, la villa di famiglia ad Albiate, la biblioteca di 4mila volumi del bisnonno Giuseppe Caprotti, "ritenuta di grande interesse dall'esperto Vigevani soprattutto per la raccolta di libri di storie locali", l'archivio di famiglia, nonchè un De Chirico. A Violetta, oltre a due case il cui domicilio viene oscurato nel documento, va "la proprietà che mi è in assoluto più cara", cioè il castello di Bursinel sul lago di Ginevra, per un totale di 45 ettari, oltre ad alcuni quadri tra cui un olio di Zandomeneghi.  Alla moglie Giuliana va invece un altro appartamento sul Golf di Monticello, la metà della casa di Skiathos, la proprietà di Fubine nel Monferrato, comprensiva di una casa di caccia, e la barca Alfamarine. Alla figlia Marina l'altra metà della casa in Grecia, la donazione di 8 milioni come contributo per l'acquisto della casa a Londra di Egerton Terrace e l'intero possedimento sul mare a Zonza, nel sud della Corsica. Ai nipoti la metà dei suoi conti correnti e dossier titoli (l'altro 50% alla fidata segretaria Germana Chiodi) e quadri. Una donazione anche al genero: a Francesco Moncada di Paternò, marito della figlia Marina, Caprotti ha lasciato la sua Bentley "perchè la faccia diventare vintage".