Terza dose in Italia: quando si parte, quali sono i vaccini e il calendario

Da fine mese anche in Italia inizierà la somministrazione dell'ulteriore richiamo della profilassi anti-Covid. Che cosa dicono gli ultimi studi scientifici e quali saranno i sieri utilizzati? E chi ha fatto il primo ciclo con Astrazeneca o Johnson & Johnson? Una guida per rispondere a questi e altri quesiti

Una ragazza si vaccina contro il Covid

Una ragazza si vaccina contro il Covid

Roma, 8 settembre 2021 - Questione di settimane e anche l’Italia partirà con la campagna generalizzata di somministrazione della terza dose di vaccino anti Covid-19. La conferma, dopo il via libera del ministro della Salute, Roberto Speranza, a margine del G20 della Sanità, arriva oggi dal commissario straordinario all’emergenza, il generale Francesco Figliuolo. “Entro la fine del mese avvieremo le inoculazioni del secondo richiamo che riguarderanno inizialmente una platea di circa 3 milioni di persone, i cosiddetti ‘immuno-compromessi’ – puntualizza l’ufficiale dell’Esercito –,  cioè quelle persone che hanno bisogno di un aiuto per la risposta del loro sistema immunitario. Per loro già a luglio il Comitato tecnico-scientifico si era espresso circa l’eventualità di effettuare un’ulteriore somministrazione“. Tutto è pronto, dunque, per un piano che punta ad archiviare gradulamente gli hub vaccinali per lasciare spazio agli ambulatori di medicina generale, anche se, per avere una data precisa dell'avvio delle iniezioni di massa, l’esecutivo resta in attesa del disco verde dell’Ema, l’Agenzia europea per i farmaci, che potrebbe arrivare a fine mese. Oggi intanto  il Cts dell'Aifa si è espresso a favore del nuovo richiamo per gli immunodepressi.

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Perché è necessaria la terza dose

Il ricorso a un secondo richiamo è suffragato dai più recenti studi scientifici sulla copertura del vaccino anti-Covid. Premesso che come tutte le profilassi anche quella contro il Covid-19 copre prevalentemente dalla malattia grave più che dall’infezione – nonostante la retorica No-Vax (Covid) e in barba alla condotta troppo disinvolta di una fetta d'immunizzati –, si è dimostrata una sensibile riduzione dell’efficacia a distanza di 6 mesi dalla seconda dose. L’ultima ricerca, pubblicata sul 'New England Journal of Medicine' e condotta su operatori sanitari immunizzati a dicembre, si concentra sui vaccini anti Covid-19 a mRna, i più all’avanguardia. L’efficacia di Pfizer e Moderna contro il virus, complice il dilagare della più aggressiva variante Delta, è calata da oltre il 90% di marzo al 65,5% a luglio. Da qui l’urgenza, a detta degli studiosi, di ricorrere a un’ulteriore somministrazione.  Anche se non mancano infettivologi come il professor Massimo Galli, primario al Sacco di Milano, più cauti sulla terza dose generalizzata.

Quali vaccini

Per il secondo richiamo il governo ha deciso di rinunciare, dopo le polemiche dei mesi scorsi, alle profilassi classiche (AstraZeneca e Johnson&Johnson). Questo significa che la terza dose avverrà con i vaccini a mRna, Pfizer e Moderna. 

Il calendario delle vaccinazioni

A differenza della campagna sulle due dosi, i primi ad essere immunizati con l’ulteriore richiamo saranno le persone fragili e non più medici ed infermieri. A fine settembre, quindi, dovrebbe essere il turno  dei pazienti oncologici, degli immunodepressi, dei trapianti e di altre categorie fragili.  A cavallo fra il 2021 e il nuovo anno, invece, saranno coinvolti over 80  e ospiti delle case di riposo. In totale circa 4,5 milioni di cittadini. Solo tra gennaio e febbraio 2022 verranno vaccinati medici e altri operatori sanitari, pur se i sindacati del personale delle Rsa chiede un’anticipazione della terza somministrazione, considerato il fatto che si parla di persone che hanno concluso il loro ciclo d’immunizzazione ben oltre sei mesi fa. 

L'obiettivo del governo

Con il ricorso alla terza dose lo Stato vuole rafforzare l’argine contro la Delta. I vaccini funzionano e l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità lo confermano: "Si osserva una forte riduzione del rischio di infezione da virus SARS-Cov-2 nelle persone completamente vaccinate rispetto a quelle non vaccinate – si legge nello studio –: 78% per la diagnosi, 94% per l’ospedalizzazione, 96% per i ricoveri in terapia intensiva e 97% per i decessi“. Bisogna, però, aggiornare, per così dire, l’efficacia della profilassi. Evitando così anche un incremento preoccupante della circolazione del virus fra autunno e inverno.