Terza dose, tutti i dubbi dei virologi: "Troppo pochi i dati per decidere ora"

In Usa sono pronti al via libera da settembre ma in Italia prevale la prudenza: ecco cosa dicono i virologi Massimo Galli e Matteo Bassetti

La Toscana accelera sulle terze dosi

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Roma, 17 agosto 2021 - Sono ancora molti i dubbi sulla somministrazione della terza dose di vaccino e, in attesa di ulteriori informazioni, prevale la prudenza tra gli esperti. Oggi, sulla base dei dati finora disponibili, non si è espresso a favore Massimo Galli, docente di Malattie infettive all'università Statale e primario al Sacco di Milano, mentre si è detto decisamente contrario Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova.

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"Il punto è valutare l'effettiva utilità di una terza dose di vaccino anti-Covid. Per il momento non ho ancora abbastanza elementi per poter prendere una posizione a favore. E mi sembra una fuga in avanti, un modo per giustificare anche quello che ancora non sappiamo sui tempi di copertura dopo la seconda dose". Ha detto in un'intervista l'infettivologo Massimo Galli commentando l'annuncio dei primi dati sull'efficacia della terza dose di vaccino presentati ieri da Pfizer all'agenzia del Farmaco Usa Fda. "Non ho ancora visto i dati e finché non li avrò visti - ha aggiunto Galli - posso dire con tutta franchezza che questa storia non mi convince. Ci vuole qualcosa di un po' più robusto per dire che la terza dose serve davvero, in che misura, quando e per chi". Inoltre, ha proseguito l'infettivologo milanese, "correre in avanti, facendo un'altra dose, non so quanto vantaggio porti a chi risponde bene al vaccino. E, soprattutto, a quanto serva realmente a chi risponde male o affatto. Questi ultimi se non hanno avuto una buona risposta a due dosi non è detto che possano rispondere bene a una terza".

"La terza dose non va proposta come una dose per tutti: sarebbe un errore perché c'è chi non ne ha assolutamente bisogno. Non può essere che a 8 mesi la facciamo a tutti indistintamente. Io sono assolutamente contrario". È la posizione dell'infettivologo Matteo Bassetti mentre si attende l'annuncio ufficiale dell'amministrazione Biden che sembra orientata al via libera per tutti gli americani a partire dal mese di settembre dopo i dati presentati ieri da Pfizer alla Fda americana. "Negli Stati Uniti si parla di una terza dose tra 6 e 12 mesi ma un conto è a 6 mesi e un conto è a 12. A un anno di distanza - ha spiegato l'infettivologo - siamo tutti d'accordo che probabilmente buona parte di noi dovrà fare la terza dose, che poi è quella di richiamo che si fa una volta all'anno. Discorso diverso invece per quelli in cui, anche prima dei 6 mesi, potrebbe essere necessario fare la terza dose".

Chi sono? "Si potrebbe pensare a tutti quelli che hanno più di 70-75 anni, ma - ha detto Bassetti - bisognerà valutare sulla base dei dati e faranno una terza quelli che hanno malattie immuno-deprimenti. Però questa, a differenza della prima fase che è stata una campagna di massa, deve essere una campagna individualizzata che guarda all'esigenza del singolo". Inoltre, ha aggiunto l'infettivologo genovese, "bisogna dire che non è possibile pensare che nel mondo facciamo la terza dose unicamente con Pfizer, per cui attenzione, perché è chiaro che l'azienda pende dalla sua parte. Poi spetta a noi medici, come scienziati, dire che cosa è giusto fare". Prevale la prudenza: "Non facciamoci prendere la mano, solo perchè lo fanno gli americani e Pfizer dice che il loro è il vaccino migliore degli altri. Non è - ha precisato Bassetti - un mercato del prosciutto o della crema da spalmare. Vediamo i dati e una volta che li avremo visti verranno prese le decisioni su cosa fare".