Terza dose, si comincia subito Speranza: "Prima i pazienti fragili"

"A ruota over 80 e sanitari". L’Ema valuta l’indicazione di Pfizer: richiamo sei mesi dopo la seconda iniezione

La terza dose ci sarà. Parola del ministro Speranza, che avverte: "Partiremo già da settembre con pazienti fragili come gli oncologici o i trapiantati, su cui Agenzia europea per i farmaci (Ema) e Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) si sono già espresse. Poi proseguiremo con gli over 80 e i residenti Rsa, quindi il personale sanitario, che sono le prime categorie che hanno ricevuto il vaccino". Tutto come secondo il copione preannunciato la scorsa settimana da Draghi, dunque, e già seguito da alcuni Paesi, come Israele. Si inizia a stretto giro con le persone che, se si contagiano, rischiano di più. Del resto, le due agenzie citate dal titolare della Salute in una nota congiunta qualche giorno fa avevano tenuto a precisare che la terza somministrazione era necessaria per le persone immunodepresse perché "può migliorare la risposta immunitaria". Di qui, la sollecitazione a prendere in considerazione "già ora" tale opzione. Adesso il dado è tratto. E viene lanciato nel contesto più adeguato, ovvero il G20 sulla salute, in cui è stato siglato il patto di Roma: i paesi più industrializzati si sono "impegnati a intervenire per portare i vaccini nei paesi più fragili".

Guarda caso, l’ufficializzazione della scelta di procedere con un’ulteriore inoculazione del farmaco arriva proprio nel giorno in cui l’Ema inizia a valutare la possibilità di "un richiamo di Comirnaty*", il vaccino di PfizerBioNTech, "da somministrare 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 16 anni". È opinione comune che darà il via libera e l’Aifa (l’Agenzia italiana) sicuramente avallerà. "Un’ulteriore dose – spiega l’Ema – dovrebbe essere necessario per ripristinare la protezione contro il virus che è diminuita con il passar del tempo". Nelle more, da Amsterdam ci tengono a precisare che, alla fine, ogni Stato della Ue dovrà trarre le sue conclusioni: dunque, "i Paesi possono già iniziare a considerare i piani preparatori".

Nell’attesa dei risultati dell’Ema, che dovrebbero arrivare tra qualche settimana, Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema e consulente del commissario Figliuolo è ottimista: "La macchina logistica italiana non dovrebbe aver problemi. Nel frattempo, però, il dibattito dentro e fuori il Palazzo sulla necessità di allargare il più possibile la platea degli immunizzati è assai frizzante. L’obiettivo del governo è arrivare oltre l’80% di vaccinati entro la fine del mese per poi raggiungere – grazie all’estensione dell’utilizzo del Green pass – a stretto giro al 90%.

Se così non fosse, l’immunologo Andrea Crisanti non ha dubbi: "Occorre ricorrere all’obbligo vaccinale". Spiega l’ordinario di Microbiologia a Padova: "Siamo in una situazione diversa da quella di sei-sette mesi fa, quando per bloccare la trasmissione c’era bisogno di un’adesione al 70%: adesso siamo di fronte a varianti che richiedono un’adesione molto più elevata".

r. r.