Vaccini Covid, Crisanti: "Terza dose o saremo nei guai, 90 giorni per salvarci"

Il virologo e lo scenario inglese: "Inutile parlare d’immunità di gregge visto che i vaccini perdono efficacia"

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Abbiamo tre mesi per scongiurare lo scenario inglese. Novanta giorni, il tempo di scarto fra l’apripista Londra e la ritardataria Roma nella corsa alla campagna vaccinale; tre mesi, non uno di più, per evitare anche da noi decine di migliaia di nuovi contagi e centinaia di vittime da Covid ogni 24 ore. Ne è convinto Andrea Crisanti, 67 anni, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Padova che, da ottimo conoscitore del Regno Unito – ha insegnato Parassitologia molecolare nella capitale inglese –, ribadisce l’urgenza di somministrare la terza dose prima che la situazione peggiori drasticamente. "La politica fa le sue scelte e pertanto può anche decidere di non puntare su un secondo richiamo all’intera popolazione ad oggi immunizzata – è la premessa –. Io, però, ragiono alla luce delle ultime evidenze scientifiche che segnalano un rialzo della curva dei contagi anche e soprattutto in relazione al sensibile calo della copertura vaccinale dopo sei mesi circa dalla somministrazione della seconda dose e con una preminenza della variante Delta dell’infezione".

A quanto ammonta la perdita di protezione, professore?

"Lo scudo delle profilassi Pfizer e Moderna dal rischio di contagiarsi passa dal 95% di efficacia al 40%".

Resta alta, invece, la copertura dall’insorgere di una malattia grave...

"C’è una riduzione meno sensibile, ma il calo si registra anche in questa seconda ipotesi. Si scende dal 90% al 65%, sempre nella finestra dei sei mesi dal completamento del ciclo d’immunizzazione".

Nella scorsa settimana si sono avute 285 vittime da Covid a fronte delle 240 dei sette giorni antecedenti: è l’effetto della perdita di potenza dei vaccini?

"L’unica differenza fra noi e il Regno Unito, che si trova a gestire anche be più di 40mila contagi giornalieri e a piangere centinaia morti, sta nel nostro ritardo di tre mesi nella campagna d’immunizzazione. Per il resto la situazione è analoga, anche la percentuale di cittadini vaccinati con due dosi è molto simile fra i due Paesi".

Londra ha aperto tutto e revocato gli obblighi di distanziamento sociale e d’indossare le mascherine.

"Sì, è vero, ma anche da noi si sta andando verso una riapertura completa degli stadi e dei palazzetti dello sport, per non tacere la ripresa dell’attività nelle discoteche. Stiamo subendo, al pari di quanto successo a Londra, la spinta di chi ha interesse a riaprire completamente il Paese, quasi che la pandemia sia già alle nostre spalle. Quello che sta succedendo Oltremanica ci dovrebbe far capire che cosa rischia di riservarci il futuro, qualora non ci mettessimo sotto con le terze dosi. Abbiamo un vantaggio di tre mesi, sarebbe stupido non far nostra la lezione inglese dove sul secondo richiamo sono in ritardo".

E l’argine fornito dal Green pass?

"Il certificato è una misura comunque imperfetta. Vale un anno dalla seconda dose, quando, come si è detto, la copertura della profilassi si riduce drasticamente trascorsi sei mesi".

Non ci resta che aggrapparsi all’immunità di gregge al 90% di cui parla l’Istituto superiore di sanità?

"Non ha troppo senso puntare sull’immunità di gregge, considerando che ogni mese il 15% degli italiani immunizzati perde la protezione dal contagio".

Quanto durerà l’effetto della terza dose?

"Non lo sappiamo ancora. A suo modo sarà efficace come il lockdown. Questa misura ci ha permesso di sviluppare le prime profilassi, il richiamo booster ci darà, invece, il tempo sufficiente a farci trovare cure adeguate e vaccini sempre più performanti nella lotta al Covid".