Terza dose di vaccino ai sanitari, è scontro sul rinvio

Anelli (Ordine dei medici): "Il richiamo subito e per tutti". Brusaferro (Cts) "Nessuno sarà escluso, ma la priorità per chi è più a rischio"

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ROMA

La terza dose – oltre che over 80 e ospiti delle residenze sanitarie assistite – dovrà essere obbligatoria per tutti i sanitari e non solo per quelli più a rischio. Lo chiede il presidente dell’Ordine dei Medici Fnomceo Filippo Anelli, che rompe gli indugi e si schiera con chiarezza per la terza dose.

Così sarà, ha assicurato ieri stesso il portavoce del Cts, Silvio Brusaferro: "Per la terza di vaccino Covid – dice in una nota il presidente dell’Iss – non sono previsti rinvii per gli operatori sanitari. Lla somministrazione di un’ulteriore dose di vaccino viene indicata progressivamente per gli ultraottantenni, i residenti nelle RSA, persone ultrafragili e operatori sanitari, a partire da quelli più a rischio". Quindi è confermato che in una prima fase saranno i medici e gli infermieri più a rischio a ricevere la terza dose, ma poi toccherà a tutti gli altri. Non è una precisazione da poco.

"I sanitari a rischio – dice Filippo Anelli – per noi sono tutti. Ognuno ne ha uno proprio. Quindi può avere un senso partire da quelli più esposti come quelli che lavorano nei reparti Covid, anche se è difficile valutare un profilo di rischio esatto dato che in questo anno e mezzo la mobiità del personale è stata alta. Ma poi si dovrà arrivare ad una copertura totale". "È giusto assicurare la terza dose prima agli immunodepressi, nelle Rsa e agli anziani – prosgue Anelli – ma la terza dose garantisce la riduzione del rischio marginale al personale sanitario e medico esposto nelle strutture, a contatto con i pazienti. E aiuterebbe la categoria a continuare a lavorare in serenità".

Premesso che non tutti potranno essere vaccinati immediatamente, secondo Francesco Cognetti, presidente della Fondazione oncologi, cardiologi e ematologi (Foce), i medici da vaccinare per primi sono "quelli più a contatto con i pazienti fragili, quelli vaccinati prima, i medici con più di 70 anni, quelli fragili ma non fragilissimi perché già’ inclusi nella lista di massima priorità con terza dose già in corso, con patologie rilevanti concomitanti, quelli a contatto con personale sanitario non vaccinato, purtroppo ancora operante negli ospedali e in primis quelli che curano o seguono pazienti con Covid attivo".

E le Regioni si stanno attrezzando. "Presto – scrive in una nota l’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato – partiremo con la terza dose per gli over 80 e per il personale sanitario". Dopodiché in tuta Italia si passerà a somministrare la terza dose ai fragili e poi ragionevolmente alla fascia di popolazione tra i 79 e 70 anni. Discorso a parte quello dell’estensione della terza dose a tutta la popolazione.

Allo stato resta una ipotesi, e nulla più. I pareri a livello internazionale sono discordanti e sia Ema che Aifa prendono tempo. "Dipenderà – ha detto ieri in una intervista al Corsera Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e membro del Cts – dall’andamento della curva epidemica nel Paese, dalla circolazione globale del virus e dalla durata dell’immunità sia naturale sia artificialmente acquisita con la vaccinazione nei vari strati di popolazione".

a. farr.