Vaccini Covid, "terza dose ai fragili da settembre". Bertolaso: così evitiamo il lockdown

L’ex direttore della Protezione civile dà la scossa sul richiamo. "L’Oms frena? Paghiamo i suoi ritardi"

Il medico Guido Bertolaso, classe 1950

Il medico Guido Bertolaso, classe 1950

"L’unico modo per scongiurare il ritorno in autunno al lockdown, alle zone gialle, arancioni o rosse è quello di pianificare per tempo, come è chiamato a fare un Paese civile, la somministrazione delle terze dosi a partire dalle persone fragili. Anche se la situazione epidemica attuale non è tragica, visto che i vaccini ci sono, non possiamo e non dobbiamo ritardare ulteriormente, occorre partire già da settembre".

A dare la sveglia alla campagna d’immunizzazione in un contesto sanitario, che, come sottolineano gli epidemiologi, ci vede sul plateau della quarta ondata, è Guido Bertolaso, coordinatore del programma vaccinale in Lombardia. Medico, 71 anni, l’ex direttore generale della Protezione civile in pochi mesi è riuscito nell’impresa di trasformare nella locomotiva italiana delle somministrazioni (95% di dosi inoculate sul totale di quelle ricevute) la regione più martoriata dal Covid-19, specie durante la prima ondata del marzo 2020, quella entrata nella memoria collettiva con le immagini della mesta processione a Bergamo dei camion militari stracolmi di bare.

Bollettino Coronavirus del 22 agosto

Parlare di terza dose non rischia di essere un assist per la retorica No Vax sull’inefficacia della profilassi?

"Sottolineare l’urgenza di predisporre un ulteriore richiamo per la popolazione più esposta non significa dire che i vaccini non funzionano. Tutt’altro, ci sono studi pubblicati su riviste scientifiche prestigiose, da Lancet a The New England Journal of Medicine, che dimostrano come con la doppia dose si evita il ricovero in terapia intensiva e, in larghissima parte, l’ospedalizzazione. Qui si tratta, e l’esperienza di Paesi come Israele ci deve servire da lezione, di implementare la copertura della profilassi dal rischio di contrarre l’infezione".

Sulla terza dose, però, l’Organizzazione mondiale della sanità continua a tirare il freno a mano.

"L’Oms fa il suo mestiere e, a dir la verità, non è che in questa pandemia abbia particolarmente brillato per efficacia. Anzi, certi suoi ritardi hanno determinato grossi problemi quantomeno nella fase iniziale".

Non è quindi convinto della necessità di favorire la completa immunizzazione anche dei Paesi poveri prima di pensare alle terze dosi in Occidente?

"Non è un mistero che l’Oms sia egemonizzata dagli Stati sottosviluppati che hanno tutto il sacrosanto diritto di lottare, perché possano anche loro avere accesso alla doppia dose. Tuttavia, non vedo alcuna contraddizione nell’impegno, da un lato, a favore delle popolazioni più indigenti e, dall’altro, in appoggio a quei Paesi come l’Italia che, avendo avuto la fortuna di potersi garantire un numero di fiale sufficienti, ora sono nelle condizioni di poter pianificare una convivenza con questa malattia così come capita già per altre infezioni, tra l’altro".

Sarà che abbiamo appena passato Ferragosto, ma, parlando di profilassi, ci sono regioni, come la Sicilia e la Calabria, dove la campagna vaccinale è ancora sotto la soglia del 90%.

"Io conosco personalmente il governatore siciliano Musumeci e so benissimo della sua dedizione nella lotta alla pandemia, Certo è che molto probabilmente in quei territori, dove non si è subita l’onda d’urto della pandemia come in Lombardia, si fatica ancora a comprendere in maniera generalizzata l’importanza dei vaccini. Io stesso so di che cosa si tratta, avendo passato due settimane in terapia intensiva. Appena arrivato a dare una mano ai lombardi, mi sono trovato il Covid come regalo e non lo auguro a nessuno"

Trova giusto far restare in zona bianca proprio la Sicilia che è a un passo dallo sforamento di tutti i parametri di guardia (posti letto in terapia intensiva, ospedalizzazioni e incidenza dei contagi)?

"Declassare l’isola durante l’estate dopo oltre un anno di crisi economica del settore turistico per via del virus sarebbe stato un grave errore. Diciamo che quella del governo è un’iniezione di fiducia".

O forse una cambiale in bianco...

"Anche al sud bisogna che si cambi passo. È in gioco il bene comune, la salute pubblica. Se non si capiscono le ragioni sanitarie, si pensi almeno alle conseguenze economiche di eventuali limitazioni alle attività commerciali e del peso sul sistema sanitario".

Lei ha fama di essere un tecnico vicino al centrodestra, non prova imbarazzo nell’ascoltare alcune uscite di esponenti leghisti o di FdI che sembrano flirtare con No Vax, Ni Vax o No Green Pass?

"Quando parlo a tu per tu con questi politici, li vedo consapevoli della situazione reale del Paese. Il resto credo che siano tentativi di racimolare voti,operazioni che non meritano commenti. Sulla salute non si fa campagna elettorale".