Terroristi fuggiti in Francia Parigi nega l’estradizione I parenti delle vittime: "Sentenza vergognosa"

La Cassazione d’Oltralpe: "Farli tornare nel Paese d’origine danneggerebbe la loro vita privata". Il ministro della Giustizia Dupond-Moretti chiama Nordio: "Fiducia nella vostra giustizia".

Terroristi fuggiti in Francia  Parigi nega l’estradizione   I  parenti delle vittime:  "Sentenza vergognosa"

Terroristi fuggiti in Francia Parigi nega l’estradizione I parenti delle vittime: "Sentenza vergognosa"

di Giovanni Serafini

Uno schiaffo all’Italia, che secondo i magistrati francesi non ha validi motivi per chiedere l’estradizione di dieci terroristi italiani “rifugiati” Oltralpe. Una sconfitta per Macron e il suo governo, che "per rispetto delle famiglie delle vittime e della Nazione italiana" avevano auspicato che quei terroristi fossero restituiti al loro Paese per scontare la pena. Adesso la partita è chiusa: il "no" della Corte di Cassazione, ieri, ha messo una pietra tombale su un contenzioso che dura da quarant’anni fra Parigi e Roma. Sepolta definitivamente anche la “dottrina Mitterrand”, secondo la quale la Francia avrebbe consegnato all’Italia “solo” i terroristi che avevano le mani sporche di sangue: una formula ambigua, senza valore giuridico, varata il 22 febbraio 1985 da due socialisti, il presidente Mitterrand e il premier Craxi, che in realtà ha permesso ai colpevoli di vivere indisturbati in Francia, protetti da politici e intellettuali della gauche.

Adesso possono dormire sonni tranquilli Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi; Marina Petrella, responsabile dell’assassinio del generale Galvaligi; Sergio Tornaghi, implicato negli omicidi del direttore del Policlinico Luigi Marangoni e del maresciallo Francesco Di Cataldo; Narciso Manenti, condannato all’ergastolo per l’assassinio dell’appuntato Giuseppe Gurrieri. E con loro Giovanni Alimenti, Roberta Cappelli, Maurizio di Marzio, Enzo Calvitti, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin, tutti esponenti delle bande armate che fra gli anni Settanta e Ottanta insanguinarono l’Italia. Hanno da 64 (Sergio Tornaghi) a 80 anni (Giorgio Pietrostefani). Si sono rifatti in Francia una vita e una famiglia, sempre minacciati dalla spada di Damocle dell’estradizione, pericolo oggi scongiurato per sempre.

Dice la motivazione della sentenza che i dieci ex terroristi non debbono essere estradati perché sono stati giudicati in contumacia e dunque – a differenza da quanto avviene in Francia – non avrebbero potuto difendersi in un nuovo processo, garanzia che l’Italia non contempla. Inoltre, strapparli alla Francia avrebbe arrecato un "danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e familiare, poiché da decenni si sono inseriti socialmente e professionalmente in territorio francese, dove hanno creato una situazione stabile". Uno pseudo-garantismo a oltranza, spiace dirlo, dove si legge in controluce la solita arroganza francese secondo cui l’Italia non è uno Stato di diritto: possibile che non venga in mente ai giudici transalpini che se le sentenze sono state emesse in contumacia è evidentemente perché i colpevoli erano scappati?

Il ministro francese della Giustizia Eric Dupond-Moretti, di origini italiane, ha dichiarato di "prendere atto" della decisione della Corte; ha avuto quindi un colloquio telefonico con il suo omologo italiano, Carlo Nordio, al quale ha ribadito la "piena fiducia nella giustizia italiana e nella qualità della cooperazione tra Italia e Francia". A sua volta il ministro Nordio ha detto che "l’Italia ha fatto tutto quanto era in suo potere. Ho ringraziato Dupond-Moretti per essere stato al nostro fianco. Il mio pensiero va ai familiari delle vittime". È da ricordare che il ministro francese nei giorni scorsi aveva definito "terroristi e assassini" i dieci italiani per i quali era chiesta l’estradizione.

Diverse le reazioni dei parenti delle vittime. Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato nel 1972, ha detto che "veder finire in carcere queste persone non ha molto senso. Ma c’è un dettaglio fastidioso: la Cassazione afferma che l’estradizione avrebbe causato un ‘danno sproporzionato’. Ma ha riflettuto sul ‘danno sproporzionato’ che queste persone hanno provocato uccidendo dei mariti e dei padri di famiglia?". "Speriamo di non aver perso l’ultima chance: la giustizia italiana faccia di tutto affinché i responsabili paghino in Italia per le loro colpe", ha aggiunto Maurizio Campagna, fratello dell’agente di polizia calabrese Andrea Campagna ucciso nel 1979.