Giovedì 18 Aprile 2024

Terrorismo a Gerusalemme Attacco alla sinagoga, 7 morti Hamas esulta: la nostra vendetta

Fuoco sui passanti inermi, poi il killer è stato ucciso dalla polizia. Lo sdegno del mondo. Festa nelle città palestinesi: "Ritorsione dopo il blitz israeliano a Jenin"

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di Alessandro Farruggia

Sangue a Gerusalemme, il Medio Oriente torna a incendiarsi. Si riapre un conflitto mai sopito. E nessuno può dire quali saranno gli sviluppi. È di almeno sette morti – secondo alcune fonti otto – e altri dieci feriti, almeno tre gravi, il bilancio di un attacco terroristico avvenuto ieri sera a Gerusalemme, contro una sinagoga nel quartiere a prevalenza ortodossa di Neve Yaakov. Il terrorista, un palestinese residente a Shuafat, è arrivato in auto e ha aperto il fuoco sui fedeli che uscivano dalla sinagoga dopo la preghiera e sui passanti. L’uomo che ha sparato è poi fuggito verso il quartiere palestinese di Beit Hanina, a circa un chilometro di distanza è stato poi ucciso dalle forze di sicurezza dopo aver tentato la fuga in auto. Secondo quanto riferito, il terrorista faceva parte del movimento integralista palestinese Hamas. Il sospetto principale dell’attentato a Gerusalemme sarebbe un palestinese residente nel campo profughi di Shuafat. La polizia ha identificato il terrorista in Alkam Khairi (21 anni), senza nessun precedente di affiliazione politica, ma nipote di un operaio edile (di cui portava il nome) ucciso nel 1998 da un colono israeliano. Le forze di difesa israeliane hanno arrestato i genitori del giovane.

Polemiche anche sull’intervento delle forze di sicurezza. Uno degli addetti alla sinagoga ha detto che la polizia è arrivata sul posto solo dopo 20 minuti, perché non ha giudicato affidabili le segnalazioni arrivate via telefono e ha pensato che i rumori provenissero dagli spari in aria provenienti dai vicini quartieri di Gerusalemme est. Il primo ministro Benjamin Netanyahu, come riportano i media dello stato ebraico, è aggiornato costantemente dal luogo dell’attentato; il commissario di polizia Kobi Shabtai è arrivato sulla scena poco dopo la sparatoria. Sul posto anche il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir.

"Il movimento palestinese della Jihad islamica elogia l’operazione suicida a Gerusalemme, che è arrivata al momento e nel luogo giusto in risposta al massacro di Jenin". Lo ha dichiarato il portavoce della Jihad Islamica per la Cisgiordania, Tariq Ezz El-Din, pronunciando parole che sono come proiettili. Ancora più pesante politicamente la presa di posizione di Hamas. "Salutiamo l’azione jihadista e di resistenza nella città di Gerusalemme. L’eroica operazione arriva come vendetta per i martiri di Jenin – attacca il portavoce di Hamas, Hazem Qassem – L’operazione a Gerusalemme è una risposta naturale al crimine dell’occupazione a Jenin".

Manifestazioni spontanee di gioia si sono avute in diverse città palestinesi. Cortei di persone in festa sono stati segnalati a Jenin, Nablus e Ramallah, dove dolciumi sono stati distribuiti ai passanti. Scene di euforia si sono avute anche a Gaza City e a Rafah, nel sud della Striscia. Espressioni di entusiasmo popolare anche nel campo profughi palestinese di Shuafat, a Gerusalemme est, che si trova a breve distanza dal rione ortodosso di Neve Yaakov dove è avvenuta la strage e dove in serata le forze di sicurezza palestinesi hanno effettuato un blitz.

L’attentato a Neve Yakoov – condannato dagli Usa che l’hanno definito "orribile" e dall’Italia con il ministro Tajani che ha parlato di "atto di terrore orrendo" – è arrivato all’indomani di una notte ad alta tensione con razzi lanciati da Gaza nel sud di Israele e attacchi in risposta dell’aviazione israeliana, ha fatto seguito agli scontri di Jenin in Cisgiordania, dove 9 palestinesi sono rimasti uccisi in un raid dell’esercito nell’ambito di un’operazione antiterrorismo. In giornata tuttavia era tornata una calma vigile. Ma era un’illusione. La Jihad islamica aveva comunque rivendicato il lancio la notte passata di 7 razzi dall’enclave palestinese verso le zone ebraiche a ridosso della Striscia, dove erano appena risuonate le sirene di allarme. La maggior parte dei razzi sono stati intercettati dal sistema di difesa antimissili Iron Dome e gli altri sono caduti in zone aperte. In risposta, l’aviazione israeliana ha colpito, a più riprese, obiettivi di Hamas (considerata responsabile di tutto quello che origina da Gaza) nella Striscia. Tra questi, una "importante" base nel nord e una struttura sotterranea per la costruzione dei razzi nel campo profughi di Maghazi, nella parte centrale di Gaza. "L’attacco – ha riferito l’esercito – danneggerà in modo significativo gli sforzi di Hamas di armarsi". L’ala militare di Hamas, le Brigate Izz ad-Din al-Qassam, ha rivendicato di aver lanciato missili terra-aria e usato armi antiaeree contro gli aerei israeliani impegnati negli attacchi. Sembrava finita lì. Sembrava. In realtà covava la vendetta e da ieri l’odio dilaga e tutto torna a essere possibile.