Terrorismo, 9 maggio e 12 dicembre

Il significato di una data

Michele Brambilla

Michele Brambilla

Si è celebrata ieri la giornata dedicata alla memoria delle vittime del terrorismo. È dal 2007 che si celebra: e perché si sia scelta la data del 9 maggio, è presto detto. Il 9 maggio 1978 le Brigate Rosse fecero trovare a Roma, nel bagagliaio di una Renault 4 rossa, il cadavere di Aldo Moro, il leader della Democrazia Cristiana rapito il 16 marzo precedente a Roma, in via Fani, dopo il massacro della sua scorta. La R4 con il cadavere di Moro fu lasciata parcheggiata a metà strada fra le vicine sedi della Democrazia Cristiana (in piazza del Gesù) e del Partito Comunista Italiano, in via delle Botteghe Oscure.

Fu insomma scelto un luogo altamente simbolico: fra la Dc e il Pci, i due partiti egemoni in quegli anni in Italia; i due partiti figli delle due anime del popolo, quella cattolica e quella socialista; i due partiti portatori di opposte visioni del mondo, ma infine alleati per dar vita a un governo di unità nazionale. Era il “compromesso storico” voluto dal leader del Pci, Enrico Berlinguer, e da quello della Dc, Aldo Moro appunto. Per le Brigate Rosse il patto Dc-Pci rappresentava “il regime” e tagliava l’erba sotto i piedi della rivoluzione. Il delitto Moro fu firmato ed eseguito da terroristi di sinistra: ma certo non giovò alla sinistra italiana. Né a quella di chi votava Pci, né a quella armata: perché fu dopo quel delitto che il Pci mise fine a ogni indulgenza verso “i compagni che sbagliano”. E quando anche il Pci disse basta al terrorismo, basta fu.

È quindi forse per questo che, quando s’è trattato di scegliere una data per onorare i 356 morti e i 4.000 feriti degli anni di piombo (1969-2003), s’è scelto il 9 maggio. È una data che ha un senso. Ma pur senza far alcuna polemica, va detto che c’è un’altra data che avrebbe avuto almeno altrettanto senso, ed è quella del 12 dicembre. Fu quel giorno (un venerdì del 1969) che tutto davvero cominciò, quando una bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano esplose uccidendo 17 persone e ferendone altre 88. È sbagliato dire che senza quella strage – la prima di una lunga serie di bombe neofasciste – non ci sarebbero state le Brigate Rosse. Ci sarebbero state ugualmente. Ma è giusto ricordare che la lunga scia di sangue degli anni di piombo cominciò da lì; e che di quella lunga scia di sangue solo le stragi sono rimaste, quasi del tutto, purtroppo impunite.