Mercoledì 24 Aprile 2024

Terrore alla stazione di Milano Turista picchiata e stuprata nell’ascensore trappola Lei urla, ma nessuno la sente

Una donna di 36 anni diretta a Parigi chiede informazioni a un marocchino che la segue e abusa di lei. Le telecamere riprendono tutto: le forze dell’ordine identificano un uomo che bivacca alla Centrale.

Terrore alla stazione di Milano  Turista picchiata e stuprata   nell’ascensore trappola  Lei urla, ma nessuno la sente

Terrore alla stazione di Milano Turista picchiata e stuprata nell’ascensore trappola Lei urla, ma nessuno la sente

di Anna Giorgi

Ci sono due lunghi video, registrati da due telecamere di sorveglianza interne alla stazione Centrale, che riprendono tutte le sequenze dell’aggressione sessuale. Ventisette minuti in tutto, dal momento in cui l’uomo compare accanto alla donna, a quando la violenta dentro l’ascensore con le porte bloccate, che resteranno aperte anche mentre lui la picchia selvaggiamente e la stupra. Mancano pochi minuti alle sei del mattino, la donna di 36 anni, di origine marocchina, residente a Parigi, scende dal pullman in piazza Luigi di Savoia, terminal in cui arrivano i collegamenti tra Malpensa e Milano stazione. È una turista, arriva dalla Norvegia, dalla piazza cerca l’ingresso diretto ai binari, dove parte il treno che la riporterà a Parigi.

Le immagini la riprendono mentre cerca di capire quale è l’ingresso giusto. Incrocia un uomo, quello che la violenterà. Si avvicina a lui, scambia due parole, probabilmente, ne sono convinti gli investigatori, chiede una informazione all’unica persona che incrocia in quel momento. Lui è marocchino, ha 26 anni, Fadil M. secondo l’ultima identità ricostruita dai terminali della questura di Milano in base a una impronta digitale che lo ha identificato in Slovenia due anni fa. Non c’è certezza che questo sia il suo vero nome perché risultano altri 4 alias. Lui dalle immagini si mostra gentile, le indica l’ingresso del piano terra, si vede che l’accompagna, si avvicina offrendosi di prendere la valigia, le fa strada, la indirizza, però, non verso la scala principale che ha accesso direttamente ai binari, ma a un ascensore che resta nascosto in un breve corridoio tortuoso lontano dal passaggio. Chiaro che lui ha già in mente il piano, stando alle parole degli investigatori.

Le telecamere registrano quindi i due che arrivano, la donna ha lo sguardo smarrito e il suo incedere, a quel punto, si fa più titubante, capisce evidentemente di essere finita in un luogo senza uscita, ma è troppo tardi, perché lui la spinge dentro l’ascensore e, per altezza e forza, la sovrasta. Non la stupra subito, perché anche all’interno dell’ascensore ci sono le telecamere, prima la picchia con pugni e schiaffi sul viso così violenti che per qualche minuto la donna resta paralizzata, incapace di reagire, poi l’uomo si spoglia e a quel punto lei cerca in tutti i modi di respingerlo. Lo graffia, comincia a scalciare, urla e restano entrambi ’incastrati’ fra le porte dell’ascensore, che sono bloccate.

Lui capisce, forse, che le urla potrebbero richiamare qualcuno e per questo si ferma. Lei resta immobile davanti all’ascensore, pochi minuti dopo passa un vigilantes della Italpol, la vede in lacrime, lui nel frattempo si è già allontanato. La 36enne denuncia tutto agli uffici della polfer, lì in Centrale. E il resto è la cronaca di un soccorso, il trasporto al Fatebenefratelli prima e al servizio Svs della clinica Mangiagalli poi, specializzato nell’aiuto, anche psicologico, alle donne violentate.

Intanto la polizia comincia la caccia all’uomo, lo cercano subito tra chi bivacca nel piazzale e dorme nei sottopassi di via Sammartini e via Ferrante Aporti. Incrociano le immagini restituite dalle telecamere che lo riprendono bene e più volte, con le identità dei fantasmi che trovano rifugio davanti alla Centrale o nelle piazzette laterali, in cerca di prede da derubare, rapinare o stuprare. Lo individuano quasi subito e lo fermano esattamente dove lo avevano cercato, in piazza Duca d’Aosta, davanti all’ingresso principale della stazione. Ha gli stessi abiti, riconoscibilissimi dalle immagini, che indossava al momento della violenza. Quando la polizia lo ammanetta lui non dice nulla. La convalida davanti al gip Patrizia Nobile è scontata. Solo meno di due mesi fa, il 6 marzo, un 23enne marocchino era stato arrestato dopo aver accoltellato sei passanti dopo averli rapinati di una catenina e un cellulare.