Giovedì 18 Aprile 2024

Terremoto, il capo dei geologi: "Le scosse dureranno a lungo"

Ma non ci sarà "l'effetto domino". Peduto: faglie diverse

La mappa del sisma (Ansa)

La mappa del sisma (Ansa)

Dottor Francesco Peduto, presidente dell’Ordine dei Geologi, che sta succedendo nell’Appennino centrale?

« In quella zona, ci sono tutta una serie di faglie attive e capaci. Il 24 agosto si è attivata una struttura sismo-tettonica sulla direttrice Amatrice-Norcia, adesso se ne è attivata una seconda, che alla prima è collegata ma che da essa è distinta. È una faglia diversa, come vediamo dallo sciame sismico che è completamente differente da quello iniziato dal 24 agosto. E continuera a generare repliche per molto tempo».

C’è il rischio di un effetto domino che attivi altre faglie più a nord o a ovest?

«Direi proprio di no. Non sarei così pessimista. Un terremoto può innescare una faglia adiacente, come è successo anche in questo caso, non un effetto a catena che attivi tutto l’Appennno».

Cosa serve per fare prevenzione contro i terremoti?

«E essenziale completare le microzonazione sismica, cioè uno studio di dettaglio che ci permette di identificare le zone più a rischio, e avere finalmente completata la carta geologica nazionale».

Perchè serve la microzonazione?

«I fattori che determinano gli impatti di un terremoto sono tre: la magnitudo del terremoto, la qualità costruttiva degli immobili ma anche gli effetti di sito: cioè quanto incidono le condizioni morfologiche e stratigrafiche del territorio sugli effetti del sisma. La presenza di una roccia invece di un’altra o di un particolare terreno e anche le caratteristiche morfologiche del sito, cioè se è in pianura, su un versante, su una montagna, determinano infatti delle amplificazioni sismiche fino a tre volte quelle attese».

Quindi se anche si costruisce una casa con criteri antisismici ma su un terreno ad alto rischio, può capitare che la casa crolli comunque.

«Esatto. Abbiamo visto in tanti terremoti case strutturalmente simili e situate nello stesso paese che avevano destini radicalmente differenti: una distrutta l’altra leggermente danneggiata o persino intatta. Ad Accumoli, per citare un caso recente, una frazione è rimasta pressoché è intatta. Ma non succede per caso. Uno dei motivi della diversa risposta sono le diverse caratteristiche geologiche e morfologiche. Conoscendole in dettaglio, si può evitare di costruire nel posto sbagliato e in caso di costruzioni esistenti rinforzarle molto di più di altre edificate su terreni favorevoli. E a questo serve la microzonazione sismica: a capire dove il terremoto farà più danni».

La Protezione Civile ha creato dopo l’Aquila la commissione tecnica per la microzonazione. Nell’ambito della legge 77 è stata finanziata con oltre 80 milioni di euro la microzonazione nei 1877 comuni più a rischio. Quale è lo stato di attuazione?

«A metà 2015, 799 comuni avevano presentato le relazioni, 612 delle quali erano state validate. Nel frattempo la situazione è migliorata, ma c’è ancora lavoro da fare. Anche perché si tratta quasi sempre di microzonazioni di livello uno e ci vorrebbero invece quelle di livello tre, molto più dettagliate perché vengono fatte una serie di indagini in sito».