L'Aquila, 10 anni dopo. Obama e gli altri, gli impegni traditi

Mai arrivati i soldi di tanti big che usarono il G8 d'Abruzzo come una passerella

L'Aquila dieci anni dopo il terremoto (Lapresse)

L'Aquila dieci anni dopo il terremoto (Lapresse)

L'Aquila, 4 aprile 2019 - Sì, ma Obama? Il presidente americano star del G8 a luglio di 10 anni fa conquistò gli aquilani, commosso davanti alle macerie della città bombardata dalle scosse del 6 aprile. Chi non ha in mente la sua foto in maniche di camicia, attento a stringere mani. Scene così si ripetono ad ogni catastrofe. L’uomo più potente del mondo promise impegni, non solo preghiere. Questo almeno ricorda chi c’era. "L’ho incontrato in piazza, ci ho parlato sì e no tre minuti – la cronaca dell’ex sindaco Massimo Cialente –. Ho capito che avrebbe promosso borse di studio per gli universitari. Ma non fece nulla".

Fabrizia Aquilio – avvocato, da una settimana assessore nella giunta Biondi bis, all’epoca consulente del ministro Frattini –, aggiunge: "Veramente il buon Berlusconi aveva anche proposto a Michelle l’adozione della chiesa di Santa Maria Paganica, nella stessa piazza del palazzo Ardinghelli poi restaurato dalla Russia. Pensi l’effetto: due paesi così lontani, vicini con le loro bandiere". Il colpaccio sfumò. E la famosa ‘lista di nozze’ proposta dal premier – 44 monumenti terremotati da adottare – subì qualche defezione. Dieci anni dopo nell’elenco dei leader più generosi entrano di diritto Medvedev, Merkel e Taro Aso. Inghilterra a zero - "nessuna promessa"-; a metà strada Sarkozy. La Francia ha contribuito con 3,2 milioni al restauro delle Anime Sante, una delle chiese più belle, l’Italia ci ha messo altrettanto. 

L'assessore Aquilio con il sindaco Biondi e l'ambasciatore francese Christian Masset
L'assessore Aquilio con il sindaco Biondi e l'ambasciatore francese Christian Masset

 

Dietrofront dalla Spagna di Zapatero. "S’impegnò a restaurare il Forte Spagnolo. Ma poi scoppiò la crisi economica e saltò tutto", è comprensivo Cialente. L’assessore Aquilio aggiorna l’elenco, rileggendo le carte: "La Germania adottò Onna, 3 milioni del governo per restaurare la chiesa di San Pietro Apostolo, un altro milione e 900mila euro raccolto tra italo-tedeschi e grandi aziende per l’asilo che oggi è la casa della cultura". Anche se Cialente rivendica: "Questo l’ho fatto io, l’ambasciatore era venuto da noi una settimana dopo il terremoto, anticipandoci quel progetto". Sullo sfondo, il ‘risarcimento’ per una strage nazista.

Ma il più splendido è stato il presidente russo Medvedev, "9 milioni per restaurare palazzo Ardinghelli, che dovrebbe essere inaugurato entro l’estate, e per la chiesa di San Gregorio Magno", ricorda Aquilio.Munifico anche il Giappone, la partecipazione al G8 del premier Taro Aso si tradusse in "600mila euro per l’Aquila temporary concert hall, un auditorium al servizio del Conservatorio, inaugurato nel 2011. Poi sono arrivati anche sei milioni per un centro dello sport". Lavori in corso.Mai cominciati invece quelli per realizzare il nuovo teatro stabile d’Abruzzo, eppure l’Australia donò "2,7 milioni di euro", impegno comune del governo e degli italiani che vivono là. "Non so che problemi ci siano stati – s’arrende l’assessore –. All’epoca era stato costituito un comitato, per custodire il denaro". Cialente è ottimista: "I soldi sono in una banca e maturano interessi". Liberale il Canada, con 3,2 milioni finanziò un centro per universitari che la Protezione civile realizzò subito dopo il sisma. E generosi tanti piccoli che si sono aggiunti poi, "dal Kazakistan arrivarono con un assegno di 1,7 milioni. Hanno restaurato l'oratorio di San Giuseppe de' Minimi ed erano pronti a rilanciare. Ma poi arrivò il terremoto in Giappone e dirottarono là quella seconda offerta".

A riguardare la storia dieci anni dopo, Aquilio è certa: "Il G8 all'Aquila è stato un grande dono. Il mondo intero si è accorto che siamo una città ricchissima di cultura.  Il meccanismo degli aiuti è stato virtuoso, eccezionale. Non è servito per l'emergenza ma ad esempio per il restauro dei nostri beni architettonici. L'ho spiegato anche ai tecnici spagnoli che si meravigliavano e dicevano, da noi prima le case e poi le chiese. Ho detto, ma se non ricostruiamo questo la nostra anima, la nostra identità, non esisteranno più". E' una consegna anche per i più giovani.  "Mio figlio all'epoca aveva 14 anni - ripensa l'assessore, che ha come delega turismo e rapporti internazionali -. Per non andare nei centri commerciali, i ragazzi si davano appuntamento davanti alla fontana luminosa, in una piazza abbastanza aperta. Volevano continuare a vivere la loro città, anche se era un set dell'orrore. Tutti questi buchi, quest'odore, quest'assenza e questa memoria di morte. Ma sapevano che il loro posto era quello. Ricordo che gli spagnoli un giorno mi chiesero, ma glielo insegnate a scuola?".