Terremoto, nel cantiere dell'Aquila 8 anni e 3 mesi dopo

Viaggio nel centro storico della città distrutta dal terremoto del 6 aprile 2009 e nelle new town berlusconiane Viaggio a Visso: "Qui tutto immobile"

Viaggio nel centro storico dell'Aquila

Viaggio nel centro storico dell'Aquila

L'Aquila, 16 luglio 2017- Un cantiere ininterrotto, una foresta di gru, in sottofondo il rumore dei lavori che ti segue e non ti abbandona mai. Così appare il centro storico dell’Aquila otto anni e tre mesi dopo il sisma devastante del 6 aprile 2009. Se chiedi a chi lavora quando rinascerà la città, la previsione più ripetuta è: dateci ancora dieci anni (video). Il nuovo sindaco Pierluigi Biondi, che ha appena strappato il Comune al centrosinistra, ha ‘ereditato’ anche i 4.500 alloggi costruiti in tempi record da Berlusconi-Bertolaso per 15mila sfollati. Sono le famose Case delle new town alle porte dell’Aquila, considerate un miracolo a destra e un fallimento a sinistra. Anche pochi giorni prima delle elezioni l’allora sindaco Massimo Cialente aveva firmato un’ordinanza di sgombero per «infiltrazioni d’acqua ai piedi della struttura portante» a Coppito2. Altri problemi a Cese di Preturo per il ripetuto crollo di balconi. Eppure Maria Zaccagno, inquilina che dalle finestre vede le case evacuate, dice: «Io qui ci vivo bene, benissimo. Quando sono arrivata ho cercato di sistemare al meglio l’appartamento. Non è che lo devi trascurare solo perché non è casa tua!» (video). Come ex proprietaria di un'abitazione terremotata non paga affitto; un’anziana spiega invece che il suo canone è di 25 euro. E se per strada, nel centro storico dell’Aquila, aprire il microfono e chiedere delle Case vuol dire incassare pareri opposti, tra gli inquilini il giudizio vira decisamente sul positivo. Finora ci sono stati scambi di accuse incrociate. Il Comune negli anni non ha fatto manutenzione, ha dichiarato Bertolaso; dovevano controllare i subappaltatori, ha ribattuto Cialente. Che in campagna elettorale ha proposto di abbattere le piastre di Silvio. Operazione che avrebbe costi esorbitanti, ragionano oggi in Municipio. Piuttosto, Biondi si prepara a una ricognizione generale su quel patrimonio, strutturale ma non solo. «Vogliamo capire bene chi ci vive», spiegano dal suo staff.